25 FEBBRAIO 2015
WHITE MOUTHS – Irene Silvestri.
Cercare una definizione per Irene Silvestri non è facile, dire che è una fashion designer non è sufficiente. Irene è una ricercatrice dell’anima, un’antropologa della superficie più visibile dell’essere attraverso la forma esteriore, quella che comunemente viene chiamata “immagine” e che oggi non viene più scambiata banalmente per “moda”, ma riconosciuta come ricerca e/o esternazione di noi stessi. E’ una sperimentatrice visiva con una cultura artistica e mediatica che ha tradotto il suo affascinante percorso di formazione e di sperimentazione nel suo brand, dove la sua curiosità e la passione per la ricerca interagiscono con l’arte, o meglio, le arti, a cominciare dal nome White Mouths, che non ha origine da una traduzione letterale, ma letteraria, prendendo spunto dal parziale anagramma fonetico di ‘without seam’, ‘senza cuciture’, riferito a Roland Barthes e al suo ideale di uno sconfinato abito mistico che possa racchiudere in sé tutti i corpi, e partendo da questo concetto ideale gli abiti modulari e trasformabili di White Mouths sono forme in movimento attraverso l’interpretazione individuale e collettiva dell’outerwear.
Il brand fa parte di TX3, una start up che si occupa di produzione e vendita on-line delle collezioni di alcuni selezionati designers con l’obiettivo di fare da incubatore a nuovi talenti, mentre sul piano della comunicazione è nata una collaborazione con la Art Sharing Community, una rete di artisti che attraverso un percorso inerente alla visione concettuale del brand, lavora su uno scambio interattivo tra performance, installazioni, photo shootings, video. Molto interessante è il progetto di una fashion web series, veri e propri short movies per raccontare gli abiti di White Mouths.
Anche la musica è parte integrante e attiva dell’orizzonte creativo e armonico di Irene Silvestri, come dubitarne? Infatti nel pieno della fashion week milanese, all’interno dell’evento HYPERMUSIC VISION presenterà in anteprima la sua nuova capsule CEMENT CROSSING, con una performance che assembla sonorità selezionate per creare un “ moto circolare “ che possa contenere e integrarsi con la struttura e il contesto della filosofia del brand mixando artisti come Nosaj Thing, Nicolas Jaar, Balam Acab, Mount Kimbie, John Talabot, Bears in Heaven,PVT, Ta-Ku, essenziali’ dark electronic, ambient, experimental house,per arrivare alla solarità di artisti quali Gold Panda, Caribou, Four Tet.
Questa la presentazione del nuovo progetto con le parole di Irene:
Cement Crossing è il percorso narrativo immaginifico di uno ‘Urban Rider’, attraverso la stessa materia infrastrutturale della Pòlis Cosmologica. Quella città pensata per il grande dispiegamento delle masse ma spogliata delle sue fasi, quella vitale e quelle dell’incontro (crocevia scambio) in una architettura cristallizzata, immediatamente ri-descritta, nelle ultime fasi storiche, della ‘danza tribale’ dello skater che oscilla su superfici inconsuete e incongrue, piuttosto che del writing fino ad arrivare alle più contemporanee e pionieristiche forme di street art. White Mouths intende trascendere l’aspetto analitico o divisionale fra le parti e semplicemente propone la visione formale di un individuo self-conscious (o che tende verso la propria consapevolezza) non soltanto intento a riappropriarsi della materia ambientale, ma in grado, simbolicamente, di attraversarla, di fondersi con essa e quindi di ‘essere’ la propria circostanza. In questa prospettiva, la Capsule in uscita, oltre a mantenere un dna outdoor, declinato su capi modulari, intercambiabili, e modificabili in sé stessi, è stata sviluppata con un innovativo trattamento enzimatico atto a rendere i tessuti thermo-responsive. Il trattamento si presenta come una patina o covering in grado di ‘rivelare’ la reale natura cromatica delle stampe ‘materiche’ all-over su twill, in risposta ad una certa temperatura : superfici cangianti e reattive, in maniera quasi biologica, immediata ed eterogenea, a diversi fattori esterni. Un capo White Mouths si propone dunque come materia evolutiva, sia senso strutturale, sia in senso superficiale, per avvicinarsi alla complessità antropologica e, letteralmente, della mìmesi, la realtà condivisa tra individuo e contesto.
HYPERMUSIC VISION sarà a Milano, il 28 marzo al Fabrique in Via Fantoli 9 dalle 22 . Noi ci saremo.
mgp