4 GENNAIO 2017
Paterson è un film da vedere. Certo è che fa discutere: c’è chi dice che è un film noioso, dove impera una quotidianità ordinaria, ripetitiva e immobile, eppure, dietro alla narrazione di questo scialbo tran tran, si cela una poesia che solo un regista come Jarmusch sa cogliere e portare sottilmente al cuore. La vita di Paterson è scandita dal ritmo della provincia più profonda, al quale Paterson oppone uno sguardo che vola oltre la ripetività angosciante dei luoghi e dei gesti, annotando su un taccuino poesie che prendono ispirazione dalla passione dei suoi poeti preferiti ( tra i quali Ginsberg ) e dal suo orizzonte quotidiano. Non è certo nella qualità della prosa del protagonista, ma attraverso il suo dono del saper vedere e comprendere con sguardo acuto e sensibile le piccole cose offerte dalla vita, che Jarmusch racconta, con lievità e maestria, costruendone il senso nel suo insieme attraverso città, esistenza, parola e immagine, e facendone un poema minimalista, ironico, astratto, una visione del mondo che passa attraverso la scrittura e un ordinario disordinato solo apparentemente tranquillo.
MGP