29 LUGLIO 2018
L’appuntamento al Locarno Festival è dal 1 all’11 agosto. Una chicca, e chi ama il cinema lo sa. Qui si trovano film d’autore, sperimentazione, titoli internazionali, dibattiti, retrospettive, eventi speciali, molta attenzione per i giovani registi e perfino una sezione dedicata ad un pubblico che va dall’infanzia all’adolescenza. Il tutto in un clima friendly e partecipativo, con sezioni ed eventi dislocati intorno alla Piazza Grande, luogo icona del Festival e suggestiva “sala di proiezione “ principale. Una vera festa del cinema, in un clima disteso, quasi vacanziero, ma non per questo meno prestigioso degli altri due grandi festival europei di Venezia e Cannes.
Il fil rouge che attraversa la 71esima edizione del Festival è l’umanesimo. Il direttore artistico Carlo Chatrian:
“Mettere al centro del programma l’uomo può apparire scontato; tuttavia mi pare che mai come in quest’epoca le persone abbiano paura di guardare in faccia al prossimo. Si preferisce abbassare lo sguardo, farlo cadere su un piccolo monitor che non ci abbandona mai e che, come una coperta di Linus, ci copre il volto. Allora lo schermo del cinema, così grande da non poter essere evitato, acquista un nuovo ruolo. Il cinema, quella sala dove la dimensione collettiva è imprescindibile, diventa il luogo in cui il volto del prossimo ci guarda. E ci pone domande che non sono più eludibili. L’idea di rivendicare l’importanza e la dignità dell’uomo, di affermare – come fanno le gocce che pitturano il manifesto di quest’anno – che ogni uomo è unico, prezioso e insostituibile, è rilanciata da una celebrazione che Locarno ha deciso di accogliere: i settant’anni della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, organizzata in collaborazione con le Nazioni Unite. Pensare che il Festival abbia la stessa età di questa “carta”, così semplice ed essenziale, stimola e inorgoglisce.
Il Locarno Festival è diventato, anno dopo anno, un momento importante in cui scoprire nuovi registi. Ci sono film che devono trovare il loro posto nel panorama cinematografico e una parte di quelli nel programma – perfino in Concorso – non verranno distribuiti nelle sale. Film all’avanguardia, che aprono nuove strade. E’ un festival che si frequenta d’estate, quando si è in vacanza, anche per questo frequentato da un pubblico giovane, per cui oltre agli aficionados che vanno al festival da anni, c’è un forte ricambio generazionale, e cosa che fa piacere, non ci sono distinzioni di accreditati, i posti sono liberi, eccetto quelli della giuria. Negli ultimi anni è stato potenziato e strutturato un programma formativo che è Locarno Academy, un percorso diversificato per attività: per chi ha iniziato o sta iniziando a fare film (Filmaking Academy), per chi si occupa della scrittura cinematografica (Critics Academy), per chi inizia a lavorare nel mondo dell’industria (Industry Academy).
La grande retrospettiva di quest’anno, dopo altri grandi maestri come Lubitsch, Minnelli e Cukor, è dedicata al regista e sceneggiatore Leo McCarey vincitore di tre premi Oscar, che apre il programma della Piazza Grande. McCarey ha lasciato un’impronta indelebile sia nel cinema comico sia nella grande stagione della commedia. Nei suoi film il bambino, l’adulto, l’anziano sono raccontati con delicatezza e precisione con la lieve grazia tipica del cinema classico.
Per il cinema americano, BlacKkKlansman di Spike Lee (già visto a Cannes), il thriller The Equalizer di Antoine Fuqua con Denzel Washington e l’imperdibile Blaze diretto da Ethan Hawke, che riceverà anche l’Excellence Award come riconoscimento alla carriera, ( proiettati anche alcuni dei film più belli in cui ha lavorato, da «L’attimo fuggente» a «First Reformed») a Meg Ryan il Leopard Club Award e all’autore francese Bruno Dumont (al quale è dedicata una piccola retrospettiva tra cui “L’età inquieta” e “L’humanité”) il Pardo d’onore.
Da vedere la commedia “I Feel Good” di Benoît Delépine e Gustave Kervern con protagonista Jean Dujardin, il drammatico “Pájaros de verano” di Ciro Guerra e Cristina Gallego e l’italiano Duccio Chiarini con “L’ospite”.
Nel Concorso Internazionale, interesse per il sudcoreano “Gangbyun Hotel” di Hong Sang-Soo, l’americano “Diane” di Kent Jones e l’argentino “La flor” di Mariano Llinás, film diviso a episodi della durata complessiva di 14 ore. Per l’Italia è in lizza Alberto Fasulo (vincitore della Festa del Cinema di Roma con «Tir») con “Menocchio”
Nella sezione Signs of Life, la presenza del regista brasiliano di culto Julian Bressane con “Sedução da carne”.
Evento speciale la proiezione di una nuova versione di “Good Morning Babilonia”, film del 1987 dei fratelli Taviani, omaggio a Vittorio, da poco scomparso, mentre come omaggio al grande documentarista Claude Lanzmann verrà riproposta la sua monumentale opera “Shoah” del 1985.
Il programma di quest’anno mostra film che, invece di rappresentare i conflitti di questo nostro strapazzato mondo, si concentrano su storie private, come lettere d’amore.