BESIDE THORIMBERT

 

                                                                                                                                    28 MARZO 2017

 

Beside Thorimbert è una mostra da vedere, e da leggere. Ogni foto è un racconto del cuore che prende forma nell’oggetto o soggetto, e fin qui… ma in questa mostra così intima,Thorimbert si mette a nudo e si racconta non solo attraverso le immagini, ma anche attraverso piccoli racconti che è troppo riduttivo definire didascalie :

Zurigo, 2007

“Lui è dentro di me. Lo amo. Amo la sua fragilità, la sua fredda, glaciale, dignitosa malinconia. L’ho incontrato girando l’angolo per andare a pisciare. La pubblicità di quest’auto metteva in scena una finta manifestazione di protesta con decine di comparse, i cartelli e tutto. Grossa produzione, divertente. Era freddino però, e nessun cesso, a pagarlo.  Dico: “raga, vado un attimo” E l’ ho visto. Sono tornato di corsa, a prendere una macchina per fotografarlo. Mi sembrava fragilissimo, come se potesse crollare da un momento all’altro. A lato di una campagna pubblicitaria Peugeot.”

24x30cm. Stampa da archivio Inkjet..

 

 

BESIDE THORIMBERT

Stanno lì, da una parte, spesso non so neanche come archiviarle. Sono le fotografie che ho scattato senza un vero motivo, senza un progetto.

Figlie di uno sguardo laterale, periferico, non amano essere definite, il loro senso è vago, o forse il loro senso mi vaga intorno e cambia con il tempo, cambia con me.

Sono frutto di un gesto legato al piacere più che al desiderio: quanta pressione serve al dito per premere il pulsante di scatto?, assorbire il rumore dell’otturatore, calcolare la forza che serve al pollice per trascinare la pellicola. Lussuria, accidia.

Queste fotografie raccontano la necessità compulsiva di possedere fotograficamente una scena, una persona, un paesaggio. Non sono per forza istantanee, anzi. Ci sono foto compulsive molto complesse, che richiedono impegno, a volte vera e propria fatica fisica, per essere realizzate.

Questa fotografia è un piacere che vuole essere assaporato, consumato, goduto qui e ora; è un’urgenza assoluta, improvvisa, imprevista, che mette in secondo piano tutto quello che consideravi il vero motivo della tua presenza in un posto o in una situazione.

Ma Beside è anche “B-side”, l’altra faccia di ciò che già conosco e accetto come faccia. Meno orecchiabile, scomoda, qualche volta imprecisa, è la fotografia che non è stata scelta, quella rifiutata, abbandonata. Annaspa controcorrente, attonita, parla di un me più insicuro, disorientato, annoiato, dubbioso.

Beside sono le orme lasciate ai lati della strada maestra, incerte, labirintiche tracce che portano in vicoli senza uscita, a storie che potevano essere e non sono state, immagini che mi parlano di come sono se mi vedessi veramente.

Toni Thorimbert

 

BESIDE THORIMBERT  è alla LEICA GALERIE in Via Mengoni 4 | angolo Piazza Duomo – Milano. 

dal 23 Marzo  al  13 Maggio 2017

 

 

GUCCI eyewear P/E short movie

 

                                                                                                                                  12 MARZO 2017

 

 

https://youtu.be/w4nlIrfEdFY

 

E’a Petra Collins, giovane e talentuosa fotografa  ( 24 anni ) tra le protagoniste della prima edizione di Photo Vogue Festival, che già espone in gallerie di tutto il mondo video e campagne pubblicitarie, che Alessandro Michele ha affidato la regia del nuovo short movie per la campagna Gucci Eyewear P/E 2017, Tra atmosfere affascinanti e oniriche di una Budapest dove ha trascorso l’infanzia, e il mood dell’Europa dell’Est anni 70, la storia è un mix tra sogno e realtà. Protagonisti  due bambini che sfuggono dal salotto addormentato della nonna e alla noia della TV, grazie ad un paio di occhiali magici, per addentrarsi in una specie di favola che attraversa poetici paesaggi di campagna e finisce tra i fumi dei mitici bagni Szeycheyni delle terme Gellert dove i personaggi che incontrano, inclusa un’anziana chitarrista con i piedi a bagno ( un’artista di strada soprannominata Mrs. Smith che la Collins ha incontrato a N.Y )  indossano occhiali da rockstar, come gli Hollywood Forever  della collezione P/ E. Fa da colonna sonora “Eyes without a face” dei Baustelle.

 

REBECCA COLTORTI

 

                                                                                                                           22 FEBBRAIO 2017

 

 

Rebecca Coltorti ha solo 22 anni e con la sua tecnica mista  ha conquistato magazine come Schön, Nylon, Idol, L’ Officiel, e una collaborazione con Sisley, brand per il quale ha disegnato anche una linea di t- shirt in esclusiva, per cominciare. Timida e riservata, come i veri artisti non considera la sua passione un lavoro, ma un privilegiato rifugio, il luogo dove ritrovarsi ed esprimersi. Il suo interesse per matite, pennarelli e fogli bianchi inizia quando era ancora piccolissima, forse è già nel suo DNA, ( in famiglia ha  una zia restauratrice ) e inizia come tanti, con i ritratti a matita, ma ben presto si stanca, e la sua voglia di sperimentare, la porta ad affiancare nuove ricerche agli studi classici dell’Istituto d’Arte e Scenografia, o di Graphic Design che ha frequentato e a maturare il suo stile. Ama Klimt, Ernesto Artillo e Quentin Jones, ma le sue fonti di ispirazione sono le stesse immagini sulle quali poi lavora e sperimenta, pile di ritagli e riviste sulle quali poi “opera “ armata di forbici, cutter e strumenti del mestiere per dare vita ad una sua forte, personalissima e riconoscibile reinterpretazione dalla forte componente Pop dove il rosa ha un posto in prima fila, anche se lei veste sempre in nero. Come sempre più spesso accade, in un mondo collegato dal web, Instagram è stato il suo trampolino di lancio, è lì che le sue creature hanno iniziato il viaggio mediatico intorno al mondo. Una favola moderna insomma, un mix tra il fuoco antico della passione per quello che si fa, e la voglia di andare sempre oltre e sfidare se stessi su strade sempre nuove lasciando correre libera la fantasia.

 

 

MILENA canonero,4 oscar e un orso

 

                                                                                                                           20 FEBBRAIO 2017

 

  • ARANCIA MECCANICA .  STANLEY KUBRICK. 1971
  •  BARRY LYNDON  . STANLEY KUBRICK . 1975
  • COTTON CLUB . FRANCIS FORD COPPOLA . 1984
  • DICK TRACY . WARREN BEATTY . 1990
  • IL PADRINO PARTE III . FRANCIS FORD COPPOLA . 1990
  • IL TRENO PER IL DAIJERLIING . WES ANDERSON . 2007
  • GRAN BUDAPEST HOTEL . WES ANDERSON . 2014
  • LA MIA AFRICA . SYDNEY POLLACK . 1985
  • SHINING . STANLEY KUBRICK . 1980
  • MARIA ANTONIETTA . SOFIA COPPOLA  .  2006
  • MOMENTI DI GLORIA  . HUGH  HUDSON  . 1981

 

L’Orso alla carriera a Milena Canonero non sorprende perchè la bravura della costumista italiana è già stata consacrata con ben 4 Oscar, ma ci fa un immenso piacere perché non è brava, è bravissima. Amo il cinema; un bel film è il risultato di un lavoro corale dove ogni voce è importante, non esiste un buon film senza un bel soggetto e un’ottima sceneggiatura sulla quale un regista, anche se bravissimo, possa tirare fuori la storia che ci affascinerà. Storia che viene raccontata a chi guarda attraverso lo sguardo e la luce del direttore della fotografia, importantissimo, naturalmente, come la scenografia, i luoghi esterni e interni che sono la “base “ visiva sulla quale appoggia la storia e il contesto sociale e scenico dell’epoca, come è importante la colonna sonora che accompagna le emozioni, e il fonico, per i suoni e i rumori che devono essere perfetti, credibili, non troppo sopra o sotto le voci, ed eccoci: i costumi. Chi non associa subito ad Arancia Meccanica, uno dei capolavori di Stanley Kubrick, l’immagine di quelle camicie bianche senza collo, pantaloni bianchi con parapalle, infilati negli scarponi militari come divise, e quell’occhio con le ciglia lunghissime e inquietanti sormontato da una bombetta ? Ed è proprio Arancia Meccanica che segna l’inizio della straordinaria carriera di Milena Canonero, con una partenza folgorante. Non c’è modo migliore di raccontare il suo straordinario lavoro se non attraverso qualche immagine dei suoi film più famosi, ma riporto qui la bella intervista di Arianna Finos, inviata a Berlino della Repubblica, perché Milena, nonostante sia una delle figure di spicco del cinema mondiale, preserva l’umanità e la modestia tipiche dei veri artisti ed è un piacere leggerla.

MGP.

 

Milena Canonero, la costumista insignita dell’Orso d’oro alla Berlinale rende omaggio ai suoi due grandi maestri; Stanley Kubrick e Piero Tosi. “Stanley mi ha insegnato tutto quello che so sul cinema, Piero mi ha spedito da Kubrick al posto suo, ma è lui il più grande e dovrebbe essere qui a ricevere il premio, che io prendo anche a nome suo”. Statuaria in un cappello di pelliccia, cappotto di pelle su dolcevita nera, la voce emozionata, la schiva artista torinese all’incontro all’Hyatt Hotel apre il baule dei ricordi di una carriera lunga 25 film, blasonata da quattro Oscar (il primo nel ’76 per Barry Lyndon, l’ultimo nel 2015 per Grand Budapest Hotel) e nove candidature. Milena ha studiato storia dell’arte e del costume a Genova, trasferendosi poi a Londra: ora, dopo tanti anni di carriera, l’ambizione ultima di debuttare alla regia (dopo un corto pubblicitario molto bello girato a Roma) con un film sul suo maestro e amico Piero Tosi, il grande costumista oggi ottantanovenne.

Al Grand Hotel con Wes Anderson. Milena Canonero è accolta in sala da un applauso lunghissimo. La prima domanda è su Grand Budapest Hotel, presentato in apertura alla Berlinale che poi gli è valso l’ultimo Oscar. Dice del regista americano: “Ogni volta si parte dalla sceneggiatura, Wes è molto attento ai dettagli ma, come Stanley e come Coppola, ti dà poi la possibilità di andare oltre. Gli piace molto fare ricerca, e ci consegna anche dei disegni per dare l’idea di ciò che sente, che pensa. È molto divertente e tiene alla sua troupe come a un gruppo di famiglia, un’atmosfera calda, i suoi set mi ricordano quelli di Stanley: Kubrick era uno che ti faceva sentire parte della sua famiglia. Wes ama le citazioni di altri film e lavora come un pittore naif, con un importante sottotesto”.
Come nasce un costume? Canonero ama le possibilità che ti regala Photoshop: “Ho iniziato a usarlo per un’opera . Quando lavoro a un personaggio parto dalla testa, me lo ha insegnato Stanley, quella è la cosa più importante. E poi si lavora sulla forma del viso, sul corpo dell’interprete. Ma non è così per ogni film; ci sono volte in cui mi sono ispirata a dipinti, come per Barry Lyndon, ci sono registi che vogliono seguire passo per passo il processo e altri che ti lasciano libero. È interessante lavorare in ogni modo. Kubrick e Coppola erano molto chiari nello spiegarti cosa è il film per loro, se avevi colto il concetto poi ti lasciavano andare in libertà. Per me la cosa importante è non essere solo la costumista ma qualcuno che partecipa attivamente al processo creativo. Stanley chiedeva attenzione, gli piaceva che tu prendessi nota ma poi ti lasciava libera. Lui è il mio grande maestro che mi ha insegnato tutto e non mi ha mai messo in una scatola, a volte, poiché parlavo bene francese, mi faceva anche controllare il doppiaggio del film. Era un uomo straordinario, unico nel panorama cinematografico mondiale”. Non è vero che la costumista usa solo suoi disegni: mi piace farlo, ma dipende dal film, si possono anche comprare o affittare costumi, trovarli in stock, l’importante è la scelta personale e la loro armonia rispetto al film. E devi considerare anche che devi interagire con gli attori, che non sono oggetti, devi confrontarti con la loro personalità. No, non ci sono regole stabilite”.

Dal Padrino a Dick Tracy. “Coppola è un regista che dà poche indicazioni e poi ti lascia andare. Il padrino l’ho immaginato come un’opera lirica”. Per Dick Tracy “alla base c’è un fumetto, l’idea era di usare solo i cinque colori primari che sono quelli usati nei primi comics, ma poi li ho allargati a dieci e Warren Beatty mi ha dato fiducia. Li abbiamo resi più omogenei lavorando fianco a fianco con Vittorio Storaro. Sono molto fiera di quel lavoro e sinceramente penso che avrei meritato l’Oscar per questo film più che per altri. Soprattutto per lo splendido lavoro di squadra”.

Fortuna e ossessione. Descrive così la sua carriera: “Ho avuto la fortuna di lavorare con grandi registi, sono appassionata del mio lavoro, attenta a ogni dettaglio, osservo la realtà con attenzione, non dimentico niente. Anche se poi quando guardo un film mi pare che niente è perfetto, c’è sempre qualcosa da aggiustare. Sono grata a tutti i grandi con cui ho lavorato. Ma Stanley è unico, il più grande di tutti”. A chi le chiede se abbia rimpianti o rimorsi dice “rimpianti sì, nel lavoro e nella vita, come capita a tutti. Rimorsi sono legati al sentirsi colpevole di qualcosa e allora no. Ci sono momenti nella vita in cui cerchi di saltare sul treno in corsa, a volte ci riesci, a volte va troppo veloce e se ne va. Ma io ci ho sempre provato”.

Il maestro italiano. “Tu sei ciò che sei, la tua cultura e la tua famiglia fanno parte del bagaglio. Ma se non fossi andata in Inghilterra e non avessi incontrato Kubrick la mia carriera non sarebbe iniziata. E se non avessi incontrato gli altri, Parker, Malle, Coppola, Polanski, non avrei avuto la possibilità di evolvere. Se non avessi avuto la chance che mi ha dato Stanley non sarei qui ora con voi, magari avrei sei figli, mi sarei suicidata… ma non voglio più parlare di questo, non sono brava con le risposte, mi perdo, perdonatemi”. L’ultimo pensiero è per i colleghi e il maestro italiano. “Questo premio è una grande opportunità. Viene spesso dato a registi o attori a fine carriera. E allora mi sento onorata io, costumista, di rappresentare la mia professione. E penso al mio maestro Piero Tosi, che ha lavorato con Visconti, Pasolini, De Sica, Fellini. È l’uomo che dovrebbe essere qui oggi e stasera. Il premio dovrebbe andare a lui, io lo rappresento. Io sono come tanti altri, ma fortunata. Lui invece è il grande maestro della nostra anima: fu lui che Kubrick cercò, ma Piero non poteva viaggiare e non parlava inglese. Ed è per questo che ora non è qui, anche se è lui il migliore

Arianna Finos

MODA E ILLUSTRAZIONE

 

                                                                                                                           19 FEBBRAIO 2017

 

  • UNSKILLEDWORKER
  • JAYDE FISH
  • PAUL POPE
  • SANDRINE PAGNOUX
  • PHANNAPAST
  • GILL BUTTON
  • REBECCA COLTORTI
  • BLAIRZ
  • SARA RAINOLDI

 

Illustrazione come arte, arte e moda, moda e illustrazione. Nelle ultime stagioni l’illustrazione in chiave contemporanea ha ripreso una vitalità che le conferisce un posto d’onore riconosciuto anche dai maggiori brand di moda. Se vogliamo parlare un po’ di storia, l’illustrazione nella moda è stata, ovviamente, il primo importantissimo strumento di comunicazione sia per la moda che per la pubblicità  e anche dopo l’avvento della fotografia, l’illustrazione ha sempre avuto un fascino indiscusso. I magnifici disegni Art Decò di Ertè illustrarono circa 240 copertine di  Harpers Bazaar dal 1910 al 1930, e da allora  nomi e stili diversi si sono susseguiti negli anni, per raccontare, tra arte e moda, i cambiamenti della società e del costume. I colori vivaci di Tom Keogh, pittore, illustratore di libri e designer per il cinema, il teatro e il balletto, spiccarono su Vogue Francia negli anni tra il 40 e il 50, le indimenticabili signorine eteree e ironiche di Maddalena Sisto, in arte Mad, sono apparse su tutti i periodici, e sulle riviste di Condè Nast Italia per anni, fino alla prematura scomparsa dell’artista. Anche Andy Warhol, prima di diventare il guru della Pop Art, è stato grafico e illustratore di moda lavorando per numerosissime testate. Renè Gruau per Dior, Antonio Lopez per Missoni, Tony Viramontes per Valentino e Yves Saint Laurent, collaborazioni storiche che hanno segnato epoche diverse, dai 40 agli 80, poi la fotografia ha prevalso, e l’illustrazione è stata messa in panchina, fino ad oggi. Il bisogno di immagini che catturino l’attenzione dei nuovi media è  fondamentale per il fashion system, e grazie al digitale e alla tecnologia, l’illustrazione torna con nuove armi a farsi interprete di concept e stili tra arte e fantasia e a spuntare tra campagne stampa, editoriali e sui siti dei brand più noti con illustrazioni raffinate e ultramoderne dove arte, street art, fumetti, moda e grafica si fondono. Un fumetto per le nuove sneaker Nike Acronym dal fumettista americano Paul Pope, o i Tarot  reinventati da Jayde Fish per Gucci, che le ha affidato il grande murales a N.Y. nel quartiere di Soho, in Lafayette Street. Inaugurato dalla Fish, continuerà nel corso del 2017 con altri artisti. Anche i coloratissimi ragazzi e  ragazze dai grandi occhi languidi e seri dell’inglese Unskilledworker si fanno interpreti delle sfilate di Alessandro Michele  o di Marc Jacobs. E Phannapast, Gill Button, Sandrine Pagnoux, Blairz, Sara Rainoldi, Rebecca Coltorti, per citarne solo alcuni dei più seguiti su Instagram.

 

 

GOLDFRAPP : anymore

 

                                                                                                                            11 FEBBRAIO 2017

 

 

ANYMORE è il titolo del nuovo singolo dei GOLDFRAPP, il duo inglese composto da Alison Goldfrapp (voce, synth) e Will Gregory. Il singolo precede l’abum SILVER EYE in uscita il 21 marzo.

 

 

RELOADED DESIGN

 

                                                                                                                                   10 FEBBRAIO 2017

 

 

RELOADED DESIGN Unique Visionary Décor. Con questa definizione non si può che essere d’accordo; i pezzi unici di Eliana Trentalancia non sono solo elementi d’arredo, sono come tele dipinte dall’anima. Un’anima dark- gotica direi, colta, sofisticata, sorprendentemente post-moderna. Mobili antichi ritrovati e reinventati, riportati alla contemporaneità con un paziente e studiato lavoro artigianale che ne fa oggetti di lusso speciali, perché nella loro nuova veste, c’è lo studio dell’oggetto, c’è la passione per l’arte, per i viaggi, per l’esoterismo, l’alchimia, e il background di un’artista con un curriculum professionale dove spiccano diversi anni di lavoro presso i più prestigiosi marchi del lusso internazionale della moda e del design, dopo la formazione al Fashion Institute of Tecnology di N.Y.

Pezzi d’arte che come personaggi, raccontano ognuno una storia diversa e straordinaria, ma appartenente allo stesso universo onirico, ironico, lontano dalle convenzioni  e dall’omologazione. E infatti ogni pezzo ha  un nome e una storia, un’epoca e una tecnica di lavorazione diverse, tutte frutto di mille tentativi, ricerca di materiali inediti e sperimentazioni. Specchi, ferro, cristalli, lastre traforate, pietre dure, bijoux, simboli esoterici, carte e tessuti, giade, teschi, segni dello zodiaco, e ognuno suggerisce un’emozione diversa, un sogno, una poesia, un mistero, una magia, culture diverse e contaminazioni, dal dark al gotico, fino al barocco di sapore francese, materiali poveri e preziosi, assemblati insieme per gioco e per sfida alle convenzioni del design tradizionale.

Ogni pezzo ovviamente è realizzato rigorosamente a mano. Come un’opera d’arte, appunto, solo che qui, sembra di fare un viaggio nel Paese delle Meraviglie.

 

MariaGrazia Pase

 

EXTINT in the WILD

 

                                                                                                                              6 FEBBRAIO 2017

 

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  • Lotus berthelotii
  • Lotus berthelotii
  • Lotus berthelotii
  • Lotus berthelotii HABITAT
  • Ambystoma mexicanum
  • Ambystoma mexicanum
  • Ambystoma mexicanum HABITAT
  • Ginkgo biloba
  • Ginkgo biloba HABITAT

 

E’ alla FONDAZIONE PRADA dal 9 febbraio all’ 8 aprile “Extinct in the Wild”, un progetto / mostra concepito dall’artista americano Michael Wang (1981),che  riunisce ed espone all’interno di un habitat artificiale varie specie di flora e fauna non più esistenti in natura, ma che sono coltivate o sopravvivono solo in cattività. Indicati con la dicitura ufficiale “extinct in the wild” (estinto in natura), questi organismi dimostrano l’abbandono forzato di alcune specie del mondo naturale per accedere a quello costruito dall’uomo. Nel progetto “Extinct in the Wild” elementi naturali come piante e animali sono trasferiti in un contesto espositivo e culturale. In un’epoca caratterizzata dalla nozione di estinzione,queste dislocazioni non rappresentano soltanto delle scelte estetiche, ma costituiscono delle vere e proprie strategie di sopravvivenza. Michael Wang ha concepito una mostra costituita da tre strutture in vetro e alluminio con luci artificiali per esporre specie estinte in natura e da una selezione di fotografie. Alcune specie, come il ginco (Ginkgo biloba) sono comuni nella coltivazione, altre, come la cicade blu (Encephalartos nubimontanus), sono tra le più rare del pianeta. Alcuni animali sono sopravvissuti in condizioni artificiali per molti anni, come l’axolotl (Ambystoma mexicanum), una salamandra acquatica scoperta nei canali realizzati dagli antichi Aztechi a Città del Messico dopo essere stati prosciugati per lungo tempo. Lo stramonio arboreo (Brugmansia suaveolens) è una pianta erbacea a fiori bianchi scomparsa dalle foreste sudamericane a causa dell’estinzione delle specie animali che ne distribuivano i semi. Tuttavia, il valore religioso della pianta dovuto alle sue proprietà allucinogene ne ha assicurato la sopravvivenza nella coltivazione tradizionale. Alcune specie, invece, non si sono estinte solo grazie agli eroici sforzi dell’uomo. Ad esempio, la palma della Hawaii (Brighamia insignis), il cui ultimo esemplare in natura è stato registrato nel 2014, è stata salvata dall’estinzione da un gruppo di botanici che ha impollinato le ultime piante esistenti arrampicandosi sulle ripide scogliere oceaniche dell’isola di Kaua’i. La mostra è completata dall’esposizione di 20 fotografie, realizzate dal 2014 a oggi da Michael Wang, e ritraggono diverse specie di flora e fauna e gli habitat originali in cui vivevano prima della loro estinzione in natura. Per l’intera durata della mostra, gli organismi vegetali e animali presentati sono affidati alle cure del personale della Fondazione che si unirà alla schiera di giardinieri, guardiani, scienziati e appassionati che rappresentano per queste specie l’unica possibilità di sopravvivenza. La pratica curatoriale si concentra, quindi, sulla sua funzione originaria legata alle attività di custodia, sorveglianza e coltivazione, come indica l’etimologia stessa del termine curatore. Michael Wang è uno dei tre vincitori ex-aequo (con Evelyn Simons e Adnan Yldiz) di “Curate Award”, un concorso internazionale promosso dalla Fondazione Prada e da Qatar Museums. “Curate Award” ha come obiettivi la ricerca di nuovi talenti nell’ambito della pratica curatoriale e l’apertura di prospettive inedite nella concezione di eventi espositivi

Michael Wang

Nato nel 1981 a Olney, nello Stato del Maryland, Michael Wang vive e lavora a New York. Nella sua pratica utilizza fenomeni globali, quali la diffusione delle specie, il cambiamento climatico, la distribuzione delle risorse e gli scambi dell’economia mondiale, come linguaggi artistici. Il suo percorso include “Invasives”, un progetto sulla diffusione controllato delle specie aliene; “Carbon Copies”, una mostra che si occupa della relazione tra produzione di opere d’arte e l’emissione di gas serra; “Rivals”, una serie di lavori che collega la vendita di opera d’arte alla finanza d’impresa e “Terroir”, un gruppo di tele monocrome realizzate a partire dall’analisi del sostrato roccioso delle città. I suoi lavori sono stati esposti in Europa, Asia e Stati Uniti e recentemente nelle gallerie Foxy Production e Andrea Rosen a New York. I suoi scritti teorici sono stati pubblicati da riviste internazionali come Mousse, Texte zur Kunst, Artforum e Cabinet.

www.michaelwang.info

A MILANO DAL 9 FEBBRAIO AL 9 APRILE 2017

Mercoledì 8 febbraio 2017 si svolgerà il vernissage aperto al pubblico dalle 19 alle 21.

 

 

 

TONI THORIMBERT point of wiew

 

                                                                                                                                      17 GENNAIO 2017

 

E’ andata così: Chiamo Toni Thorimbert e gli domando se mi scatta una cover per Mish. Mi dice subito di sì e aggiunge “ guarda che però ho poco tempo .. “ . Al volo organizziamo lo shooting e in due giorni weekend compreso ci troviamo nel suo studio. Arrivo insieme ad un amico comune, non ci si incontrava tutti e tre insieme, da anni…ma quando abbiamo fatto le ultime foto per ..? Ma dai ! .. E Toni “ Ma te pensa che proprio l’altro ieri le ho ritrovate, quelle foto, in mezzo ad un mucchio di altro materiale .. belle foto però eh? “ poi loro, incominciano a parlare di moto. Eggià.. per cui ad un certo punto mi tocca fare la partaccia di quella che rompe il gioco e tocca il tempo: “ ehi, ragazzi, dobbiamo lavorare  .. “ e iniziamo. E’ sempre un grande piacere vedere lavorare Toni, perché lui si appassiona, lo vedi che si accanisce sul tirare fuori la sua visione, il personaggio, l’immagine. E ci gira intorno, con la macchina in mano, e cerca, e , naturalmente trova. La foto, e la sua cifra. C’è. Modelli ne abbiamo due, Ben, arriva già perfetto, stavolta lo fa sedere su una poltrona, qualche foto e tutto è finito. Già finito ? Si, e non mi stupisco. Ci ha messo un’ora in tutto, il tempo che ci eravamo dati, mezz’ora per gli amici e mezz’ora per le foto. Visto ? In tempo, mi dice, poi.

Ho solo un problema: e adesso, che cover uso ? Ne ho 5 o 6 e tutte bellissime.

Che dire ? Toni è Toni, non ce n’è altri.

..

  • MAX SAWARD  @NOLOGO
  • BEN  ARCHER @INDEPENDENTMGMT

 

Toni Thorimbert inizia giovanissimo a comunicare emozioni. Reporter nell’Italia degli anni di piombo, ritrattista, e fotografo di moda sempre alla ricerca del momento, dell’introspezione, del gioco, in un’ ideale scambio sinergico con il soggetto. La sua vivace cifra artistica e la personalità schietta, sono tese alla ricerca del reale, di una semplicità o una semplificazione che si distacchi dall’enfasi della moda e diventi gioco ironico, sensuale, o concetto rivolto al sociale. Toni è un fotografo, prima di tutto. Dalle foto dei bambini di Pioltello, ai ritratti di Keith Hearing, e molti altri personaggi del mondo dell’arte, della musica, della letteratura, del cinema, alle foto di moda in collaborazione con le più importanti riviste, anche internazionali, da Details, a Mademoiselle, a Wallpaper, il suo lavoro è la sua visione, mai asservita alla moda del momento, ed è anche questo che ne definisce una maturità umana e professionale di grande spessore. Il suo ultimo libro “ Seduction of Photography è una lettera d’amore all’atto del fotografare, al momento dello scatto che è l’attimo dell’innamoramento tra macchina, soggetto, fotografo, in quel momento, unico, in cui tutto si sospende e da quel clic nasce qualcosa che poi rimarrà nel tempo e definisce, racconta, suggerisce, e se ti tocca, ti porta via, lontano. Nel  libro ci sono le donne che Toni fotografa, e c’è lui, nell’atto di fotografare, un doppio set. Un rapporto a due. Sinergia, appunto.

L’ultimo progetto di Toni Thorimbert , in collaborazione con Leica, è un laboratorio sperimentale : Thorimbert Fashion Experience For Leica Akademie, dal  14 marzo al 20 giugno nel suo studio, dove Toni insegnerà tutto il suo sapere a chi ama la fotografia e la moda, quindi non solo a fotografi, ma a chiunque ami e sia interessato a questo mondo, da lui così ben definito sul sito di Leica

http://www.akademie.leica-camera.it/portfolio-articoli/toni-thorimbert-fashion-experience/

con quel suo modo di vedere, con quel suo specialissimo modo di appassionarsi e appassionare, perché oltre ai cavalli, ai gatti, alle moto, alla musica, alla vita, ama anche insegnare. Scusate se è poco.

 

MariaGrazia Pase

 

www.tonithorimbert.com      www.tonithorimbert.blogspot.com

 

 

 

MOVIE : PATERSON di Jim Jarmusch

 

                                                                                                                                4 GENNAIO 2017

 

 

Paterson è un film da vedere. Certo è che fa discutere: c’è chi dice che è un film noioso, dove impera una quotidianità ordinaria, ripetitiva e immobile, eppure, dietro alla narrazione di questo scialbo tran tran, si cela una poesia che solo un regista come Jarmusch sa cogliere e portare sottilmente al cuore. La vita di Paterson è scandita dal ritmo della provincia più profonda, al quale Paterson oppone uno sguardo che vola oltre la ripetività angosciante dei luoghi e dei gesti, annotando su un taccuino poesie che prendono ispirazione dalla passione dei suoi poeti preferiti ( tra i quali Ginsberg ) e dal suo orizzonte quotidiano. Non è certo nella qualità della prosa del protagonista, ma attraverso il suo dono del saper vedere e comprendere con  sguardo acuto e sensibile le piccole cose offerte dalla vita, che Jarmusch racconta, con lievità e maestria, costruendone il senso nel suo insieme attraverso città, esistenza, parola e immagine, e facendone un poema minimalista, ironico, astratto, una visione del mondo che passa attraverso la scrittura e un ordinario disordinato solo apparentemente tranquillo.

 

MGP

 

L’ULTIMA HADID

 

                                                                                                                             3  DICEMBRE 2016

 

 

 


Architetto, designer, artista di fama internazionale. A pochi mesi dalla sua scomparsa, Zaha Hadid fa ancora parlare molto di se’. Non a caso uno degli eventi inaugurali della settimana della Miami Art & Design Week e’ stato dedicato proprio a lei.

La collezione Lamellae disegnata da Zaha Hadid  per la casa danese Georg Jensen non e’ una novita’ assoluta, in quanto gia’ presentata a Basilea nella scorsa primavera e disponibile per il grande pubblico da quest’autunno. Non e’ nemmeno l’unica digressione dell’architetto iracheno (inglese d’adozione) nel mondo dei gioielli,  in quanto aveva gia’ disegnato per altre case famose in passato. Ma questa presentazione assume una connotazione particolare, sia perche’ la collezione di gioielli  e’ uno degli ultimi lavori completati dall’archistar Hadid prima della sua morte (avvenuta nel marzo di quest’anno, proprio qui a Miami), sia perche’ e’ stata presentata nello showroom e ufficio vendite di One Thousand Museum, il primo e unico grattacielo progettato da Zaha Hadid nell’emisfero occidentale. Le forme ellittiche e futuriste dei bracciali in argento e rodio nero tempestato di brillanti neri e degli anelli da indossare su due dita, in oro e pave’ di brillanti, richiamano le silhouette fluide e sinuose che caratterizzano molti dei suoi edifici, come la Wangjing Soho Tower di Beijing, inaugurata l’anno scorso.

Il completamento di One Thousand Museum, un grattacielo di 62 piani affacciato sulla baia di Miami, e’ previsto per l’anno prossimo. L’edificio sovrasta il PAMM (Perez Art Museum Miami), disegnato da Herzog et de Meuron, e il nuovissimo Patricia and Phillip Frost Museum of Science, progettato da Grimshaw Architects. Il design del grattacielo slanciato di Zaha Hadid privilegia linee curve e ondulate. Le stesse che il suo genio creativo e innovativo ha saputo trasferire negli 8 pezzi della collezione per Georg Jensen, in tutto 3 bracciali e 5 anelli; soprattutto nei bracciali scultura da arrotolare intorno ai polsi, la cui struttura lamellare e’ stata realizzata in argento, oro 18 k, o argento rivestito in rodio nero e spruzzato di diamanti neri.

Zaha Hadid non c’e’ piu’ a portare avanti la sua visione di un’architettura decostruttivista. Ma gli oltre 200 collaboratori dello studio Zaha Hadid Architects continuano a lavorare alla sua opera postuma, che cambiera’ per sempre la faccia dello skyline di Miami, diventando una pietra miliare nel panorama architettonico americano.

 

Info: www.georgjensen.com

 

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One Thousand Museum

 

 

blues & STONES !

 

                                                                                                                         28  NOVEMBRE 2016

 

 

Lo avete senza dubbio già saputo : il 2 dicembre, uscirà, a distanza di dieci anni, un nuovo album dei Rolling Stones : BLUE & LONESOME. L’album è un’antologia di pezzi degli anni 50- 60, quando il black blues di Chicago, originario del Delta del Mississippi, riempiva i concerti delle loro prime esibizioni dei giovanissimi Stones nelle periferie londinesi. Un ritorno alle origini, con pezzi da cultori,un superlativo  Mick Jagger tra voce e armonica, il mitico  Eric Clapton come ospite d’eccezione in due brani dell’album e in tre giorni il nuovo nato, che vede anche la partecipazione dei loro collaboratori storici Darryl Jones,Chuck Leavell,e Matt Clifford, era già finito.  Ma non aspettatevi un copia e incolla  del vecchio ( e ottimo ) blues , questi sono i Rolling Stones, e tra un riff e l’altro, e la voce sempre potente del vecchio leone, il risultato è punk, è calore bianco, è rock’n roll.

 

Questa la tracklist dell’album:

1. Just Your Fool (Original written and recorded in 1960 by Little Walter)

2. Commit A Crime (Original written and recorded in 1966 by Howlin’ Wolf – Chester Burnett)

3. Blue And Lonesome (Original written and recorded in 1959 by Little Walter)

4. All Of Your Love (Original written and recorded in 1967 by Magic Sam – Samuel Maghett)

5. I Gotta Go (Original written and recorded in 1955 by Little Walter)

6. Everybody Knows About My Good Thing (Original recorded in 1971 by Little Johnny Taylor, composed by Miles Grayson & Lermon Horton) feat. Eric Clapton

7. Ride ‘Em On Down (Original written and recorded in 1955 by Eddie Taylor)

8. Hate To See You Go (Original written and recorded in 1955 by Little Walter)

9. Hoo Doo Blues (Original recorded in 1958 by Lightnin’ Slim, composed by Otis Hicks & Jerry West) feat. Jim Keltner

10. Little Rain (Original recorded in 1957 by Jimmy Reed, composed by Ewart.G.Abner Jr. and Jimmy Reed)

11. Just Like I Treat You (Original written by Willie Dixon and recorded by Howlin’ Wolf in December 1961)

12. I Can’t Quit You Baby (Original written by Willie Dixon and recorded by Otis Rush in 1956) feat. Eric Clapton

 

 

PHOTO VOGUE festival

 

                                                                                                                        24  NOVEMBRE 2016

 

  • FORMENTO + FORMENTO
  • ANDREW TARNAWCZYK
  • CRISTINA CORAL
  • CARMEN MITROTTA
  • SIMONE STEENBERG
  • JUSTINE TJALLINKS
  • CLARA GIAMINARDI
  • GUOMAN LIAO
  • LOUIS PHILIPPE DE GAGOUE.
  • ULDUS
  • KIKI XUE
  • KIKI XUE
  • KIKI XUE
  • KIKI XUE
  • KIKI XUE

 

Si svolge a Milano, in questi giorni, il PHOTO VOGUE FESTIVAL, il primo appuntamento internazionale interamente dedicato alla fotografia di moda fondato da Vogue Italia e patrocinato del Comune di Milano, con l’obiettivo di diventare un appuntamento annuale. Sono molti gli appuntamenti in città che partecipano al il Festival, ma  in questo ricchissimo contesto, è al BASE, nella sezione PHOTOVOGUE IN FASHION, che si esprime il meglio dei new talents più  interessanti.  L’iniziativa presa da Vogue già dal 2011 con PhotoVogue,  il canale di Vogue.it dedicato ai  nuovi talenti della fotografia e che conta più di 125.000 utenti, è una piattaforma internazionale, che ha supportato talenti che hanno collezionato negli anni importanti riconoscimenti a livello mondiale e scattato editoriali per riviste autorevoli, con la  partnership dell’agenzia newyorkese Art+Commerce (che rappresenta alcuni tra i più grandi fotografi contemporanei, tra cui i veterani contributors di Vogue Italia: Steven Meisel, Craig McDean, Sølve Sundsbø e Paolo Roversi).  La mostra in occasione del Photo Vogue Festival è il risultato di uno scouting per individuare i migliori talenti nella fotografia di moda e della valutazione di una giuria di fama internazionale composta da Franca Sozzani, Alessia Glaviano, Paolo Roversi, Jimmy Moffat (fondatore e managing director di Art + Commerce) Michael Van Horne (Art + Commerce), i galleristi Peter MacGill e Michael Hoppen, Azu Nwagbogu (fondatore e direttore del Lagos Photo Festival), Florence Bourgeois (direttore di Paris Photo) e Charlotte Cotton, (autrice e curatrice). Degli oltre 125.000 iscritti a PhotoVogue, l’artista che ha incontrato maggiori consensi tra la giuria e che firmerà quindi un editoriale per Vogue Italia è Kiki Xue, cinese, classe 1987. La giuria ha selezionato inoltre i 30 fotografi migliori che sono esposti in mostra.

 

  • YELENA YEMCHUK
  • DONNA TROPE
  • ARVIDA BYSTROM
  • CASS BIRD
  • AIDA MULUNEH
  • ELAINE CONSTANTINE
  • ELLEN VON UNWERTH
  • EMMA SUMMERTON
  • ISABELLE WENZEL
  • JULIA NONI
  • JUNO CALYPSO
  • LISE SARFATI
  • MAISE COUSINS
  • VANESSA BEECROFT

 

Sempre al BASE MILANO,  THE FEMALE GAZE è la mostra dedicata alla riappropriazione dello sguardo femminile di una donna nei confronti di un’altra donna. Un’atto sovversivo, carico di implicazioni socio-politiche, una delle più importanti rivoluzioni nel campo della fotografia di moda dell’ultimo decennio. Il female gaze è una riaffermazione della propria identità, di un’idea di bellezza diversa, meno artificiale, di una femminilità più complessa e sfaccettata e del diritto all’autorappresentazione del proprio corpo: insomma, una radicale ridefinizione del concetto stesso di desiderio. Il lavoro di queste fotografe che mostra il corpo femminile così com’è – sensuale, vulnerabile, idealizzato o nella sua imperfezione – si inserisce quindi in un solco più ampio che vuole arricchire il modo di vedere il mondo, liberandolo dagli stereotipi e aggiungendo un altro punto
di vista, un punto di vista che per secoli è stato trascurato, censurato, sminuito, dimenticato: quello dello sguardo femminile. A PALAZZO REALE, infine, VANESSA BEECROFT POLAROIDS 1993.2016. L’ artista, che vive e lavora a Los Angeles ed è nota per le sue performance innovative, espone rare polaroid e sculture, frutto di un approccio non convenzionale nella creazione di immagini. Il suo lavoro, esposto a livello internazionale sin dal 1993, è spesso testimonianza provocatoria e
critica sociale.

 

BASE MILANO 22-26 NOVEMBRE 2016.      
THE FEMALE GAZE
E PHOTOVOGUE/inFASHION
VIA BERGOGNONE 34 MILANO.
BASE.MILANO.IT
orari di apertura:
martedì e sabato: 11:00 – 22:00
da mercoledì a venerdì: 11:00 – 20:00
ingresso gratuito

*****

PALAZZO REALE
24-29 NOVEMBRE 2016
VANESSA BEECROFT POLAROIDS
1993.2016
PIAZZA DUOMO, 12
MILANO
WWW.PALAZZOREALEMILANO.IT
orari di apertura:
giovedì e sabato 9.30 – 22.30
martedì, venerdì e domenica 9.30 – 19.30
lunedì 14.30-19.30
ingresso gratuito

Per Info su eventi collaterali, il programma in dettagli su VOGUE.IT

 

 

 

 

GLOWING SKIN

 

                                                                                                                         22 NOVEMBRE 2016

 

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Una pelle luminosa oggi può essere una conquista anche se non si ha avuto la fortuna di un aiuto genetico; oltre alle solite raccomandazioni su fumo e alcolici, sappiamo che stress, inquinamento, raggi Uv, sono le cause maggiori del’invecchiamento e di una pelle opaca, che con il rilascio di radicali liberi e tossine impediscono scambi metabolici e corretta ossigenazione. La stagione invernale non aiuta: il grado di inquinamento nelle città aumenta “grazie”al riscaldamento.Studi di ultima generazione sulla relazione tra i probiotici e la loro utilità nel potenziare le difese dell’organismo nei confronti delle aggressioni ambientali e le degenerazioni connesse, hanno evidenziato il valore di questi microrganismi nella ricerca dermatologica e cosmetica anti-age basandosi sulla microflora presente nella pelle e i lattobacilli in grado di preservarla. Da qui, le creme contenenti pre o probiotici, che non agiscono solo temporaneamente, ma aiutano a fare ripartire i meccanismi di difesa. Fa parte di questa new generation anche la linea Aux Résines Tropicales di Sisley, riformulata con un mix di ingredienti, tra i quali l’estratto di bardana, probiotico che lavora sul bilanciamento della microflora della pelle. La gamma, che lavora su attivi sebo-regolatori, astringenti e opacizzanti, è un trattamento riequilibrante e purificante completo per eliminare gli eccessi di sebo, minimizzare i pori dilatati,  idratare la pelle, e minimizzare i rossori dovuti alle imperfezioni cutanee.

 

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La linea alle Resine Tropicali di SISLEY, aggiunge tre novità :

Gel Doux Nettoyant pulisce con delicatezza, senza innescare reazioni seborroiche,  e liberando i pori, aiuta la pelle a “respirare “favorendo la luminosità della pelle. Ideale per pelli grasse.

Soin Hydratant Matifiant riduce l’eccesso di sebo, opacizza e idrata, minimizzando i pori.

Sérun Intensif  funziona come un vero SOS : si può applicare anche localmente sulle piccole imperfezioni e sulla zona T per le pelli grasse con problemi. Lavorando in sinergia con gli altri prodotti della stessa gamma, affina la grana della pelle con  suoi attivi esfolianti. 

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Di  L’Oreal le maschere Argilla Pura azione purificante, esfoliante e detox .Con la loro formula all’argilla minerale associata al Carbone per la detox, all’Eucalipto per la purificante e all’Alga Rossa per l’esfoliante, non seccano  la pelle, e rimuovono le impurità.

Kiel’s propone Turmeric & Cranberry Seed Energizing, a base di curcuma e mirtillo, per esfoliare delicatamente e rivitalizzare la pelle spenta.

Resurfaçant Fondamental Masque di Carita ,leviga la pelle e le piccole linee sottili e migliora la luminosità.

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IOMA  Illumine Youth Pearl Essence con perle che racchiudono un doppio nucleo di principi attivi. La Stella Alpina bianca, associata alla vitamina C e B3, inibiscono e rallentano la produzione di melanina, e acido iarulonico e altri attivi lavorano alla preservazione  della riserva d’acqua della pelle per tonicità e difesa dalle rughe.

CAUDALIE  Premiere Cru la Creme Yeux, anti- età contorno occhi con Resveratrolo di vite, Polifenoli e Viniferina. Una speciale formula con pigmenti dorati cattura e riflette la luce e illumina lo sguardo.

AHAVA  Age Control Brightening and Reneval Serum è un siero notte che schiarisce e riduce le macchie pigmentarie e massimizza il ricambio cellulare notturno rendendo la pelle più luminosa.

NATURA BISSE’- White Brilliant Cream fa parte della linea Diamond, che con una formula ad alta tecnologia promette una pelle luminosa, elastica e compatta.

 

GHIACCIAI che scompaiono

 

                                                                                                                                 20 NOVEMBRE 2016

 

 

La bellezza del massiccio del Bernina. Anche qui gli effetti dell’innalzamento delle temperature hanno già eroso una grande parte del ghiacciaio Morteratsch. Monitorato da un drone messo a punto dai ricercatori delìUniversità di Milano Bicocca, ha subito in tre mesi una perdita di 5 metri in lunghezza e 6 metri di spessore sulla fronte.

Foto di Alec Pase

 

Se ne parla da anni, troppi, i ghiacciai si stanno riducendo e in alcuni casi stanno scomparendo ad una velocità preoccupante. Eppure l’atteggiamento del mondo assomiglia a quello della famosa favola della cicala, e, purtroppo, noi siamo le cicale. L’allarme lanciato anni fa dagli scienziati è stato finalmente ascoltato, e tutti ci auguriamo che non sia troppo tardi, ma lo scioglimento dei ghiacciai, le risorse auree dell’oro blu, nocciolo della preservazione dell’ecosistema, è un fatto conclamato che ha raggiunto livelli di massima allerta. Che fare ? L’accordo di Kyoto, così faticosamente e tardivamente raggiunto, è già molto, rispetto a prima, ma per salvare il pianeta altri passi dovranno essere fatti, e velocemente, nella direzione delle energie pulite, certamente ad ogni livello e in tutti i Paesi, ma anche e soprattutto, nella presa di coscienza e la sua diretta, fattiva conseguenza, della popolazione mondiale per il rispetto di tutte quelle norme, molte delle quali non scritte, che, se messe in pratica da ogni abitante del globo, risolleverebbero le stime di sopravvivenza dell’ecosistema, che potrebbe tornare a garantire un futuro decente ai nostri posteri. Non si tratta di pessimismo, ormai i dati sono alla portata di tutti, e gli svarioni del clima, un piccolo anticipo sul totale che ci aspetterebbe, sono sui nostri schermi un po’ troppo spesso, ultimamente. In Groenlandia, nell’agosto del 2015, in due giorni, in un colpo solo sono scomparsi circa 12 km quadrati di superficie del Jakobshawn Glacier, che nel 2012, aveva registrato un indietreggiamento di circa 17 km quadrati nell’arco di un anno. Le stime ci dicono che in meno di 20 anni è andato perso il 40% del ghiaccio Artico, e se i ghiacciai collassano, è facile pensare all’effetto sui livelli oceanici, il 25% dell’acqua del pianeta si trova lì, il che equivarrebbe ad un innalzamento degli oceani fino a 20 metri. Come se non bastasse questa visione apocalittica, l’effetto domino sarebbe dirompente. E’ notizia di questi giorni che in Uganda i ghiacciai del monte Rwenzori, sono scomparsi e gli effetti saranno catastrofici anche sull’economia del  Paese; l’Uganda è il maggiore produttore di caffè in Africa, e c’è il rischio concreto di incontrollabili inondazioni sulle piantagioni che si trovano alle pendici del monte. In questi giorni è in corso la 22° conferenza delle Nazioni Unite sul cambiamento climatico, capi di Stato e di Governo si confronteranno sugli obiettivi raggiunti o non, sulle tempistiche degli impegni presi e su un piano di molti miliardi di dollari per aiutare i Paesi in via di sviluppo ad affrontare le conseguenze del cambiamento del clima. Rimettere in discussione l’obiettivo del Trattato di Parigi, che consiste nel contenere entro due gradi l’aumento delle temperature medie globali, come alcuni Paesi stanno tentando di fare, ad un grado e mezzo, è improponibile; già oggi, con neanche un grado di aumento, i danni sono sotto gli occhi di tutti. Recentemente è allo studio un progetto capace di produrre carburanti direttamente dal CO2 atmosferico con l’aiuto dell’energia rinnovabile, un processo che ricorda la fotosintesi naturale che sintetizza composti energetici dall’anidride carbonica dell’aria, per mezzo dell’energia del sole. I tentativi della ricerca sono molti e continui, ma al momento, gli elementi più concreti per un piano di azione  sono solo tre: sostituire le fonti fossili, sperperare meno energia e riforestare il pianeta, e c’è bisogno di attuarli con grande determinazione e fretta, per rimettere in asse il sistema climatico della Terra.

Groenlandia, Islanda, Francia, Svizzera, Canada, Nepal, Antartica ..  le riserve d’acqua più grandi del mondo, sono state registrate nel 2006 da un gruppo di geologi, scienziati, esploratori e climatologi, che hanno ripreso per mezz’ora al giorno per tutto l’anno, il movimento di una ventina di ghiacciai e il documentario, che testimonia crolli impressionanti in tempo reale, è girato nei cinema un paio di anni fa. Dovrebbe essere  proiettato in tutte le scuole, dalle elementari ai licei, e si dovrebbero introdurre come materia di studio, argomenti necessari a formare un’umanità più responsabile, attenta, cosciente del fatto che salvare e preservare il pianeta non è “solo” etico e doveroso nei confronti di tutti gli esseri viventi che lo abitano, non è “solo” salvare la bellezza che ci stupisce ogni volta che ci fermiamo un attimo a contemplare i capolavori della natura, ma necessario, senza se e senza ma, alla nostra stessa sopravvivenza.

 

MariaGrazia Pase

 

PIERO GEMELLI : Vintage Prints

 

                                                                                                                         13 NOVEMBRE 2016

 

 

Alla Galleria STILL di Milano, inaugura Vintage Prints, una serie di mini mostre di stampe originali dedicate ad alcuni dei grandi maestri della fotografia italiana, il lavoro di Piero Gemelli, sensibile e raffinato fotografo, scultore, architetto e direttore artistico. Romano di nascita e milanese di adozione, ha collaborato per anni con Vogue Italia con le sue immagini perfette, che rivelano una personale, colta ricerca, tra le  sfaccettature della bellezza, in equilibrio tra estetica ed arte.

Ho sempre cercato un punto di equilibrio tra la libertà creativa e i limiti racchiusi nelle richieste dei clienti. In questa continua ricerca tra la progettualità dell’architetto e l’anarchia emotiva del creativo, ho sempre trovato il modo di raccontarmi; per fortuna, senza avere mai avuto la sensazione di esserci riuscito fino in fondo, altrimenti il gioco sarebbe già finito».

«Il dualismo, la contrapposizione di forze, gli opposti in contrasto sono il motore della creatività, ma soprattutto del mio sentire sempre alla ricerca di quel punto di equilibrio tra desiderare e avere. Ne ho fatto la mia cifra creativa portando avanti una scelta che metto in continua di-scussione per verificarne la validità, cercando di darle più forza indagando le ragioni della sua corrispondente opposta. Vivo immerso nella tensione tra essere e divenire che cerco di fotografare, per far mio quell’attimo esistito solo per me e in quel preciso momento, forse illusorio, di una realtà immaginata e mai realmente esistita. Quel che resta fissato nella pellicola già senso-re è un’immagine che racconta solo parzialmente una visione, lasciando a chi guarda il compito di offrire la sua personale interpretazione, guardandola con gli occhi della propria emotività e della sua memoria intima».

25 scatti d’autore a cura di Denis Curti .

STILL Via Balilla 36 Milano dal 16 Novembre 2016 al 06 Dicembre 2016I

Ingresso gratuito

Telefono per informazioni: +39 02 36744528

E-Mail info: press@stillfotografia.it   Sito ufficiale: www.stillfotografia.it

www.pierogemelli.com  

#pierogemelli

T 2 TRAINSPOTTING teaser trailer

 

                                                                                                                           5 NOVEMBRE 2016

 

 

In uscita a fine febbraio, a distanza di 20 anni, il sequel dello straordinario cult internazionale Trainspotting, tratto dall’omonimo romanzo di Irvine Welsh. Il film, diretto da Danny Boyle e interpretato da un secchissimo e ancora sconosciuto Ewan McGregor, e Robert Carlyle, uno degli attori preferiti di Ken Loach, aveva scosso critica e pubblico con lo humor irresistibile e pieno di angosce di una generazione che cerca nella ribellione e nell’eroina, una scappatoia  alla banalità dell’esistenza di una società votata al consumo compulsivo non solo materiale. Da molti il film fu accusato di esaltare il consumo di eroina, in realtà Boyle dà una lezione morale mettendo a nudo i mali della tossicodipendenza, e che non esistono scappatoie e facili soluzioni per sottrarsi alla vita. Il tutto scandito da una colonna sonora travolgente (da Lou Reed a Iggy Pop, dagli Underworld ai Blur). Anche il sequel, T2 Trainspotting, è tratto da un libro di Welsh : Porno ed è, naturalmente, interpretato dagli stessi attori. L’attesa è grande.


FONDAZIONE PRADA : GRANDE RETROSPETTIVA DI W. COPLEY

 

                                                                                                                             19 OTTOBRE 2016

 

william-copley

 

  • Boy Meets Girl (Cplyland), 1962
  • Portrait of the Artist as a Young Ex‑Patriot, 1951
  • CHILDREN OF DYNOSAURUS 1948
  • Bicycle, 1970
  • Feel Like A Hundred Bucks, 1986
  • Unijambiste, 1951–53
  • FRENCH HORN AND PIANO STOOL , 1970
  • THE ACCIDENT, 1983
  • Trust Lust, 1988
  • George Skibine and William N.Copley with Smile (You are on camera) (1963)

 

Apre domani, 20 ottobre, alla Fondazione Prada di Milano una  grande mostra dedicata a William N.Copley. La mostra, che ripercorre la carriera dell’artista americano, nei vari periodi, dalla fine degli anni 40 ,a Los Angeles, poi a Parigi, per continuare tra Europa e Stati Uniti, è curata, per l’edizione italiana ( molto più ampia, tra l’altro, di quella di Houston ) da Germano Celant, che ne ha curato anche il catalogo, in collaborazione con la Menil Collection di Houston. Le opere esposte sono più di 150, tra il  1948 e il 1995,  provenienti da musei e collezioni internazionali che vanno a costituire la più grande retrospettiva dedicata finora all’artista. Oltre alle opere di Copley, sono esposti per la prima volta in Italia, capolavori di Max Ernst, René Magritte, Man Ray e Jean Tinguely, che facevano parte della collezione personale di Copley. La mostra si sviluppa nei due livelli del Podium. Al primo piano, il suo percorso biografico e intellettuale, arricchito da una vasta raccolta di materiale in parte inedito di pubblicazioni, fotografie, cataloghi e materiali d’archivio resa disponibile dall’Estate di William N. Copley a New York. Al piano terra 8 ambienti dedicati a soggetti o aspetti specifici della vasta produzione di Copley.

Il 20 ottobre alle ore 18 si svolgerà alla Fondazione Prada una conversazione tra Germano Celant e Toby Kamps. Il dialogo tra i due curatori farà emergere nuove possibili linee di lettura storica e critica con cui affrontare la figura poliedrica di Copley. Sarà analizzato il suo percorso culturale a metà strada tra tradizione americana ed europea, tra recupero della storia dell’arte e originale ricorso all’ironia e alla provocazione, nonché la sua singolare condizione di artista, collezionista e gallerista in relazione al nostro presente.
Per l’occasione, l’ingresso alla mostra sarà gratuito dalle ore 17 fino alla chiusura della sede.

 

20 Ottobre  2016 –  8 Gennaio 2017

Fondazione Prada Largo Isarco 2 Milano

Tel . 02 56662611

info@fondazioneprada.org

 

 

TESTI da NOBEL

 

                                                                                                                             13 OTTOBRE 2016

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 Il Nobel per la Letteratura 2016 è andato a Bob Dylan per aver “creato una nuova espressione poetica nell’ambito della tradizione della grande canzone americana”. Questa la motivazione, stringata e asettica, ma non per questo non meritevole di elogio, per il riconoscimento alla poesia dei testi di appassionata protesta che hanno accompagnato decenni di storia e storie non solo americane e hanno dato voce ai sogni e alle battaglie di generazioni non allineate alla logica dei poteri, testi che hanno indicato la via per l’umanità contribuendo alla formazione di  una nuova coscienza collettiva  in tutto il mondo, e questo corrisponde esattamente ai criteri indicati dallo statuto per l’attribuzione del premio, stabiliti da Alfred Nobel : avere massima rilevanza in campo idealistico ed essere di beneficio per l’umanità. La candidatura di Dylan è rimasta in soffitta per un ventennio, fu infatti Gordon Ball, docente di letteratura dell’università della Virginia, a nominarlo per primo al Nobel, sostenendo che Dylan era stato proposto “per l’influenza che le sue canzoni e le sue liriche hanno avuto in tutto il mondo, elevando la musica a forma poetica contemporanea”. in seguito la candidatura fu appoggiata da altri studiosi americani, e da un’icona della letteratura americana come  Allen Ginsberg.

 

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SARAH MOON Qui e Adesso, Ici et Maintenant

 

                                                                                                                       15 SETTEMBRE 2016

 

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E’ certo che Sarah Moon non ha bisogno di presentazioni, negli anni settanta la celebre e schiva fotografa francese era onnipresente sulle pagine e le copertine delle riviste più importanti a livello mondiale. Le sue foto prestate alla moda erano opere di poesia ammantate di mistero in un mondo intimo, lunare. Chi non ricorda le sognanti adolescenti fotografate e filmate da lei per Cacharel ? Ma la sua vena artistica la spinge alla ricerca di nuove strade e il 1985 segna l’inizio di una ricerca personale sulla fugacità della bellezza, l’evanescenza delle cose e il passaggio del tempo. Le sue opere sono state esposte nelle più prestigiose Gallerie internazionali, dal 1980 al 2016 ha pubblicato 20 libri, girato film pubblicitari, documentari, film d’arte, e collezionato un bel numero di riconoscimenti, da New York a Mosca.

Tra  gli affreschi rinascimentali e le sculture di Palazzetto Eucherio Sanvitale nel Parco Ducale di Parma, si inaugura domani, nella nuova sede dedicata alla fotografia, la mostra curata da Carla Sozzani.

“Sin dall’inizio ho sempre voluto sfuggire al linguaggio codificato del glamour. Quello che cercavo era più intimo, erano le quinte ad interessarmi, un diaframma sospeso prima che il gesto si compia, un movimento al rallentatore…come quello delle donne che si allontanano di spalle.”  Dal libro Coincidences  di Sarah Moon

 

SARAH MOON. QUI E ORA – ICI ET MAINTENANT

Inaugurazione venerdì 16 settembre 2016, ore 18.00 Palazzetto Eucherio Sanvitale, Parco Ducale di Parma

In mostra da sabato 17 settembre fino a sabato 15 ottobre 2016

 

 

BEATLES : Eight Days a Week

 

                                                                                                                               12 SETTEMBRE 2016

 

 

 

Per chi ancora non lo sapesse, per i festeggiamenti della band che ha stravolto il panorama musicale dei primi anni sessanta ed è entrata nella leggenda, è in uscita il docu- film evento Height Day a Week, The Touring Years . La premiere mondiale a a Londra, a Leicester Square, e in contemporanea sugli schermi del pianeta il 15 settembre. Il documentario, realizzato con la collaborazione di Paul McCartney, Ringo Starr, Yoko Ono Lennon e Olivia Harrison, racconta tre anni della band, dai concerti del 1963 al Cavern Club di Liverpool fino all’ultima data del tour statunitense presso il Candlestick Park di San Francisco nel 1966 con filmati rari o inediti e backstage di vita, tra una hit e l’altra. I tempi sono da evento : nelle sale dal 15 al 21 settembre.

 

 

21° MILANO FILM FESTIVAL

 

                                                                                                                         6 SETTEMBRE 2016

 

  • GIMME DANGER
  • BURROUGHS THE MOVIE
  • HOMO SAPIENS
  • HOWARD BROOKNER
  • KEATON
  • TENEMOS LA CARNE
  • MAPPLETHORPE
  • OVARIAN PSYCHOS
  • MIMOSAS
  • TOWER
  • INSIGHT
  • THE LURE
  • MALGRE LA NUIT

 

Giunto alla 21° edizione, l’atteso appuntamento con il Milano Film Festival inizia l’ 8 settembre e si concluderà il 18 nel distretto Tortona a Milano, già cuore di moda e design, nel polo culturale di BASE Milano e Mudec, e un’arena all’aperto adiacente ai magazzini del Teatro La Scala, mentre per l’altra parte della città rimane confermato lo storico Spazio Oberdan e il MIMAT.  Undici giorni del migliore cinema emergente internazionale, incontri con i registi e dibattiti, in un’atmosfera di scambio e dinamismo culturale, un’occasione formativa e sociale per un cinema aperto alla discussione. Tre  le categorie in concorso : CONCORSO INTERNAZIONALE LUNGOMETRAGGI per opere prime e seconde provenienti da ogni parte del mondo e tutte in anteprima italiana. CONCORSO INTERNAZIONALE CORTOMETRAGGI riservato a registi under 40, e NASTRO AZZURRO VIDEO TALENT AWARD che premia la sperimentazione di progetti innovativi della produzione video. Oltre alle categorie in concorso, film in anteprima, workshop, ospiti, sezioni fuori concorso, eventi speciali.

Film di apertura (giovedì 8 settembre ore 21, MUDEC) Gulîstan, Terre de roses della regista canadese Zaynê Akyol, un racconto in prima persona di un gruppo di guerrigliere del PKK che vivono sulle montagne e nei deserti del Kurdistan, donne rivoluzionarie che combattono per la libertà del proprio paese rinunciando a tutto, presentato a Visions du Réel e premiato anche a Locarno per la selezione Doc Alliance; Baden Baden della debuttante Rachel Lang, produzione belgo-francese che racconta un’estate particolare della giovane Ana, tra precariato e legami personali; Jacqueline (Argentine) del regista statunitense di origine brasiliana Bernardo Britto, film girato con i-phone che segue la sgangherata fuga di un’informatrice interpretata da Camille Rutherford, in Argentina; Radio Dreams di Babak Jalali, premiato al 45° International Film Festival Rotterdam, black comedy in cui un un brillante e incompreso scrittore sogna di unire le culture di Occidente e Oriente nel rock, invitando a suonare con i Kabul Dreams, prima rock band afghana, i Metallica, che accetteranno; Under the Shadow dell’iraniano Babak Anvari, presentato come il nuovo The Badabook in anteprima mondiale al Sundance, horror ambientato nella Teheran sotto assedio del 1988, nel momento più sanguinoso della guerra Iran-Iraq, protagonista una madre e la figlia, minacciate da una forza maligna nel loro stesso appartamento; The Lure della polacca Agnieszka Smoczyńska, musical tra l’eros e l’horror premiato dalla giuria del Sundance che rilegge la fiaba della Sirenetta in un night club stile anni ’80; Diamond Island, prima opera di fiction del regista franco-cambogiano Davy Chou, storia di una formazione ai giorni nostri a Phnom Penh; Victoria di Justine Triet, commedia interpretata da Virginie Efira e secondo lungometraggio della regista francese de La bataille de Solférino; Mimosas, opera seconda di Oliver Laxe, ambientata tra i monti dell’Atlante marocchino, in cui una carovana asseconda il desiderio di un anziano sceicco di morire ed essere sepolto vicino ai propri cari e vincitore della Semaine de la Critique a Cannes.

FOCUS PHILIPPE GRANDRIEUX – Il regista francese Philippe Grandrieux, membro della giuria del Concorso Internazionale Lungometraggi, nel suo cinema indaga il confine tra ossessione, psiche e desiderio, attraverso fiction, videosaggi, performance e installazioni. In occasione dell’anteprima italiana del suo ultimo film Malgré la nuit, interpretato da Ariane Labed e Roxane Mesquida, Milano Film Festival ne omaggia l’opera con la proiezione, accompagnata dall’autore, dei suoi film di fiction: dall’esordio Sombre (1998), dedicato a un serial killer fuori dagli schemi del genere, al suo più celebre La vie nouvelle (2002) fino a Un lac (2008), menzionato alla Mostra del cinema di Venezia.

FOCUS ALBERT SERRA – In programma un focus dedicato al catalano Albert Serra (1975), giovane regista presente durante il Festival dalla poetica in bilico tra classicismo e sperimentazione, amato dal pubblico internazionale e misteriosamente non distribuito in Italia. Il focus, nato in collaborazione con la rivista di critica cinematografica Filmidee, presenta i film di fiction dell’autore, attivo anche nel documentario e nell’arte contemporanea, partendo dall’anteprima italiana del più recente La mort de Luis XIV (2016), presentato al Festival di Cannes, che racconta gli ultimi giorni di vita del morente Re Sole interpretato dall’attore culto della Nouvelle Vague Jean-Pierre Léaud, e prosegue con altri tre titoli – proiettati in 35 mm – Honor de cavalleria (2006), ispirato dal Don Chisciotte, El cant dels ocells (2008) e Historia de la meva mort (Pardo d’Oro a Locarno 2013) dedicato al tramonto di Casanova.

OMAGGIO AD ANDRZEJ ŻUŁAWSKI – Irregolare e visionario, per la prima volta il Festival dedica un omaggio a un autore scomparso: Andrzej Żuławski, mancato a febbraio di quest’anno. Del regista polacco, verranno proiettati in anteprima italiana tre restauri recentemente completati di sue opere prodotte in Polonia: l’esordio La terza parte della notte del 1971, che fu presentato a Venezia nella celebre edizione non competitiva e provocatoria di Gian Luigi Rondi; il raro The Devil (1972) e Sul globo d’argento (1988). Chiude l’omaggio la proiezione di Cosmos (2015), ultimo controverso lungometraggio presentato nel 2015 a Locarno tratto dall’omonimo romanzo di Witold Gombrowicz.

COLPE DI STATO – alla  dodicesima edizione Colpe di Stato, che si sofferma sulla realtà complessa del sistema di potere nel mondo, che si muove quest’anno su due sponde tematiche, quella dei titoli presentati in collaborazione con Docucity, che esplorano le trasformazioni dello spazio urbano, e quella del confine, in tutte le sue accezioni, geografica, sociale, culturale e religiosa.

Del primo filone fanno parte Tides – A History of Lives and Dreams Lost and Found (Some broken) di Alessandro Negrini, che racconta l’Irlanda del Nord, dove il Foyle separa Derry, città dei cattolici, da Londonderry, feudo dei protestanti, un confine d’acqua che si è fatto, nel tempo e suo malgrado, serbatoio di memorie nella storia accidentata dell’Irlanda del Nord; City Of Dreams: A Musical di Brian Hill e Sam Benstead, musical in stile Bollywood che racconta gli slums indiani di Dharavi, Mumbai, attraverso l’occhio dei bambini, una quotidianità terribile e onirica, segnata dall’intenzione di essere felici con quel che si ha; Ovarian Psycos di Joanna Sokolowski e Kate Trumbull-LaValle, la conquista della libertà delle cosiddette “ovas”, crew dell’East Side di Los Angeles di donne che si muovono solo in bicicletta, hanno una voce artistica e politica precisa, raccolgono storie e vogliono riconquistare il potere; Tower della statunitense Keith Maitland, uno sguardo animato e ricco di azione sulla prima sparatoria di massa in una scuola americana, quando il peggio di un solo uomo ha tirato fuori il meglio di molte altre persone.

Al secondo filone, curato dal critico Alessandro Uccelli, quello dei confini, appartengono La vallée du sel dello svizzero Christophe M. Saber, ambientato nel mezzo del momento politico peggiore dell’Egitto, quando un giovane regista torna a casa a Il Cairo, per la prima volta dall’inizio della rivoluzione e guarda i suoi genitori fronteggiare una situazione che metterà in crisi la loro fede e farà sorgere dei dubbi sulla loro presenza nel proprio paese; Remember Your Name, Babylon di Marie Brumagne e Bram Van Cauwenberghe, dove tra i corridoi di una serra in un mondo coperto di plastica crescono piccole baraccopoli, case di uomini e donne che hanno attraversato il mare in cerca di una vita migliore; Madame B., histoire d’une Nord-Coréenne di Jero Yun, storia di Mrs. B che, espatriando illegalmente dalla Corea del Nord, è venduta dai suoi contrabbandieri a un contadino cinese, diventa contrabbandiera anch’essa e inizia una battaglia per riunirsi con i suoi figli.

Ultimi titoli in rassegna, infine, The Lovers and the Despot di Ross Adam e Robert Cannan, che racconta l’incredibile storia di un rapimento per scopi culturali ordito alla fine degli anni 70 dal presidente della Corea del Nord, Kim Jong-il, che voleva costruire un’industria cinematografica Nord Coreana che potesse competere con quella statunitense; e Shadow World di Johan Grimonprez, documentario sui retroscena del commercio internazionale di armi basato sull’acclamato libro di Andrew Feinstein.

UNDER SCREEN  – nuove traiettorie del cinema, rassegna di incontri e proiezioni ideata per tracciare nell’audiovisivo il “dopo” proposto dalla XXI Triennale (che chiude il 12 settembre) con Design After Design. Nuovi modi di linguaggio, come nel cinema che gioca con se stesso e il suo immaginario. Ne fanno parte Fear Itself del giovanissimo regista e critico cinematografico britannico Charlie Lyne, film di montaggio composto interamente da film già esistenti, viaggio personale attraverso la paura e il cinema; Lo and behold, ultimo documentario di Werner Herzog sulla relazione tra l’uomo e internet, presentato al Sundance Festival e in collaborazione con il Goethe-Institut Mailand; Les sauteurs di Moritz Siebert ed Estephan Wagner, produzione danese sul tema dei rifugiati, ambientata sulla costa mediterranea settentrionale dell’Africa con le riprese del malese Abou Bakar Sidibé; Solar di Manuel Abramovich, lavoro che vede dietro la macchina da presa Flavio Capobianco, che a dieci anni nel 1991 pubblicò un libro New Age assieme al fratello, trasformandosi in un caso nazionale, qui alle prese con la ridefinizione del proprio ruolo; The Clones Project, incontro con Erdal Inci, artista turco famoso in tutto il mondo come prolifico produttore di loop in Graphic Interchange Format (le GIF), un lavoro imperniato sulla ripetizione del soggetto nell’immagine e della stessa immagine all’infinito; REMAKE & MATCH – Il cinema di montaggio di Davide Rapp, architetto e filmmaker milanese, che lavora a un cinema di montaggio che rimette in gioco spazi e immaginario, indagando la storia del cinema; infine l’esibizione-racconto #RefugeeCameras, in collaborazione con NAGA, le fotografie raccolte da Kevin McElvaney a partire da 15 camere usa-e-getta affidate a viaggiatori senza più patria del nostro secolo, in partenza dai campi di Smirne, Lesbo, Atene e Idomeni.

PLEASURE & PAIN – VISIONI DI MEZZANOTTE – Per la prima volta Milano Film Festival propone, con la cura dell’esperto di cinema di genere Marco Cacioppo, una sezione dedicata ai film di mezzanotte: quattro opere prime o seconde da vivere a notte fonda. In programma, un restauro imperdibile, Multiple Maniacs, opera prima di John Waters, geniale enfant terrible della new wave americana anni ’70,  Tenemos la carne di Emiliano Rocha Minter, esordio apprezzato da Alfonso Cuarón e da Alejandro González Iñárritu, dove fratello e sorella si introducono in un edificio fatiscente e si trovano a spartire la convivenza con un terzo personaggio demoniaco che li inizia a un viaggio interiore all’insegna del piacere e della violenza più estremi; The Witch di Robert Eggers, noto in versione doppiata, ma proiettato in lingua originale per goderne al meglio l’ambientazione nel 17° secolo, quando una famiglia di padri pellegrini è sconvolta dalla sparizione del figlio appena nato, di cui viene incolpata la primogenita Thomasin; The Greasy Strangler di Jim Hosking, bizzarra commedia horror.

GIMME DANGER – In collaborazione con la piattaforma di video on demand Infinity,​ ​​​è​ ​in programma l’anteprima italiana di Gimme Danger di Jim Jarmusch (giovedì 15 settembre ore 20, Largo del Cinema), presentato a Cannes, che sarà successivamente distribuito nelle sale italiane da BIM. Gimme Danger è la storia dei primi anni di carriera dell’idolo rock Iggy Pop e degli Stooges, un documentario intenso e senza filtri con interviste inedite, aneddoti, rarità dei fan che ricostruisce la rivoluzione di un gruppo di ragazzi che ha cambiato l’immagine e il suono del rock.

FOCUS ANIMAZIONEmaratona di animazione (lunedì 12 settembre ore 20.45 in Largo del Cinema e ore 22 al MIMAT) curata dal critico Andrea Lavagnini, quattro ore di racconti illustrati, dipinti, materializzati e modellati che dà conto della migliore produzione annuale in campo animato, e due lungometraggi, lo stopmotion Little from the fish shop di Jan Balej, fiaba dark ispirata a La Sirenetta che narra in rima e plastilina la storia della giovane Little e della sua sofferta decisione di lasciare casa e famiglia per concedersi all’amore, e Psychonauts, the forgotten children di Alberto Vazquez, la graphic novel animata a quattro mani da Alberto Vázquez e Pedro Rivero, storia degli adolescenti psiconauti dimenticati Birdboy e Dinky, in fuga da una catastrofe ecologica.

All’interno del Focus Animazione anche Holy Motors – Strong Messages from the perfect machines, il workshop di produzione realizzato con il supporto di Flying Tiger Copenaghen e condotto da Jeanne Boukraa per la realizzazione di un lavoro collettivo in animazione digitale, grazie anche alla collaborazione tecnica di Wacom che fornirà ai partecipanti le tavolette grafiche su cui lavorare.

Altri eventi :  la  festa di fine anno della Civica Scuola di Cinema Luchino Visconti (al MUDEC il 14 settembre); la partnership sulla prima serata del Gran Festival del Cinema Muto con la proiezione di Sangue e arena di Fred Niblo (al Teatro Dal Verme il 15 settembre), musicato dal vivo dall’Orchestra dei Pomeriggi Musicali.

DEBUT – Open platform to meet professionals  Con il sostegno di SIAE, il patrocinio di Lombardia Film Commission e in collaborazione con Belleville – La Scuola, Milano Film Festival apre al mondo dell’industria rivolta ai giovani registi, produttori e studenti. L’idea è di concentrarsi sul primo film, in linea con la ricerca di talenti del Festival toccandone i diversi aspetti: dalla scrittura, alla produzione, alla distribuzione, alla film litteracy (formazione). A partire da una call per soggetti cinematografici per cortometraggi opere prime e seconde lanciata insieme alla scuola di scrittura creativa Belleville, saranno selezionati i progetti che avranno la possibilità di presentare il materiale di ricerca e il soggetto a una platea di buyers, produttori, distributori, registi. Un formato aperto, che si terrà a BASE Milano dal 13 al 18 settembre, dove incontrare i professionisti del settore e instaurare con loro un contatto diretto di apertura all’industria cinematografica, completato da showcase di organizzazioni professionali internazionali, pitch per produzioni in corso di sviluppo, masterclass e lezioni.

AUDIOVISIVA  Parallelamente a tutto ciò si svolgerà un programma musicale sull’interazione tra suono e video, orientato alla musica elettronica, alla sperimentazione visiva e all’esplorazione dei linguaggi espressivi contemporanei. Musica live e dj set, visual acts, showcase di etichette, musicazioni di film e after show. L’architettura industriale di BASE Milano diventerà l’ anima del festival, con un programma quasi interamente gratuito che comprende oltre 40 artisti dal pomeriggio fino a tarda sera. Per l’edizione 2016  l’inaugurazione è affidata a due donne provenienti dalle parti opposte del globo, la coreana Peggy Gou e la californiana Kerry LeBon, lo showcase dell’etichetta italiana Vae Victis con Ayarcana, Chevel, Dj Plant Texture (sabato 10 settembre), l’appuntamento con la label meneghina Hormonal Sequenze (giovedì 15 settembre) con ospite speciale Imaginary Forces e l’evento in collaborazione con Linecheck – elita che vedrà la performance audiovisiva dal vivo del francese Chassol seguito da Rival Consoles.

 

Il programma day by day sul sito

www.milanofilmfestival.it

 

 

RIHANNA – sledgehammer

 

                                                                                                                                 21 LUGLIO 2016

 

 

Esce oggi nelle sale Star Trek Beyond e Sledghammer, soundtrack  di Rihanna è già una hit. Il video è stato girato da Floria Sigismondi, una dei top della filmografia musicale, ( quattro video con David Bowie  ). Qui il backstage del video con interviste a Rihanna e alla regista, in fase di lavorazione.

 

NEW MUSIC APP

                                                                                                                    

                                                                                                                                 20 LUGLIO 2016

 

LOST APP

 

Si chiama LOST ed è l’ultima App per ascoltare e scaricare tutte le news fornite gratuitamente da un’unica piattaforma che ne riunisce  una ventina  curate da Boiler Room, Thump Uk, Clash Magazine, Dummy, Noisey,  I-D e molte altre. E’ possibile aggiungere anche le playlist personali importate da You Tube, Spotify, SoundCloud, Apple. Insomma, tutta la world music in un’App per non perdersi più neanche una traccia.  Da scaricare subito.

 

TUTTI vogliono qualcosa

 

                                                                                                                              16 GIUGNO 2016

 

 

https://youtu.be/GvBtTGNfhC4

 

E’finalmente uscito in Italia  Tutti vogliono qualcosa, il film che tutti dovrebbero vedere. E’ una storia che si racconta con una spontaneità che avvolge tutti sensi e ti rapisce per tutta la durata del film. Non aspettatevi niente di cervellotico, di costruito, il bello, qui, è la semplicità godibilissima di una storia così ben raccontata da farti sentire “ a casa”, da fartici vivere dentro e condividere ogni emozione o sentimento, ed è questa apparente semplicità, che, come ogni bel libro o buona musica, arriva diretta e pura, senza artifici, senza etichette.