Giunto alla quarta edizione, il Fashion Film Festival Milano è un must per gli addetti ai lavori e un appuntamento imperdibile per gli amatori. Tre giorni di proiezioni aperte al pubblico nel pieno della fashion week per una kermesse che offre più di 160 film selezionati tra circa 800 progetti provenienti da 50 Paesi tra film maker affermati giovani talenti. La giuria è internazionale ed è composta da personalità di spicco dei settori moda, arte e cinema, ma ci sarà anche il voto online del pubblico sulla piattaforma di FFFM. Quest’anno il Festival si arricchisce di un’altra sezione : #FFFMilanoForWomen. Il progetto, che valorizza il talento femminile nei settori moda, cinema e arte e include una serie di incontri moderati da protagoniste dell’arte e della cultura.
Da segnalarte i “TALKS ” :
Il giorno 23 alle 17,30 : Le donne nel cinema. “Through the my Eyes ep. II – Women’s View “, registe di nuova generazione, che raccontano la propria esperienza sui film di moda in un dialogo aperto. La conversazione è moderata dal Senior Photo Editor di Vogue Italia Alessia Glaviano e dal direttore artistico FFFMilano Clara Del Nero.
Il 24, alle 11 “Dalla moda al cinema e dal cinema alla moda”, masterclass curata e diretta dalla costumista Daniela Ciancio, al fine di esaminare il ruolo del costume nella storia del cinema. Al dibattito parteciperà Sergio Toffetti, storico cinematografico e direttore critico dell’Archivio Nazionale d’Impresa; curatore e scrittore di moda Alessio de ‘Navasques insieme con lo storico della moda e la critica Clara Tosi Pamphili, entrambi fondatori di Intelligenza Artigianale; critico alla moda e curatrice Maria Luisa Frisa, direttore di corsi di laurea in moda e arte multimediale all’Università Iuav di Venezia; insegnante, ricercatore e redattore Paolo Ferrarini. La Masterclass sarà supportata dalla proiezione di fotogrammi provenienti da celebri film.
Sempre il 24, alle 17, Conversazione con Koto Bolofo: L’arte della Fotografia. Bolofo non è solo uno dei più celebrati fotografi di moda, ma anche documentarista e fashion designer.
Il 25 alle 15 #FFFMILANOFORWOMEN presenta un universo femminile forte e di successo, il talk vede come protagoniste due donne prominenti in due aree chiave del festival: la moda e il cinema. La conversazione si articola come un dialogo aperto con il pubblico destinato ad arricchire e portare nuove idee per un dibattito di forte attualità.
La giuria:Jim Nelson, Direttore di GQ Usa, Sølve Sundsbø, fotografo e regista di moda, Ilaria Bonacossa, direttrice di Artissima,Carlo Capasa, Presidente della Camera Nazionale della Moda Italiana, Maria Luisa Frisa, critica e curatrice di moda, eFederico Pepe, direttore creativo e fondatore di Le Dictateur.
Le categorie in gara : Best Director, Best Fashion Film, Best Italian Fashion Film, Best New Director, Best New Fashion Film, Best New Italian Fashion Film, Best New Designer/Brand, Best Production, Best Photography, Best Editing, Best Music, Best Styling, Best Experimental Fashion Film e Best Documentary.
Conclusa la 74° edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, un Festival quest’anno, veramente di altissimo livello, con l’assegnazione del Leone d’Oro per il miglior film alla favola dark “The Shape of Water” di Guillermo del Toro, film amato da subito da critica e pubblico. Una romantica storia d’amore tra una strana creatura marina e una donna delle pulizie muta che si svolge durante gli anni della Guerra Fredda e lancia un messaggio di grande attualità : solo con l’amore si vince la paura.
Gran Premio della giuria a “Foxtrot” di Samuel Maoz, un surreale ritratto dell’elaborazione del lutto di un padre che perde il figlio militare nell’esercito di Israele, denunciandone la violenza insita nella società israeliana.
https://youtu.be/RferxJtvUL8
Premio Speciale della Giuria a “Sweet Country” di Warwick Thornthon, una storia vera accaduta in Australia negli anni “20”che racconta di un aborigeno accusato ingiustamente dell’omicidio di un colono bianco.
Miglior film della sezione Orizzonti a “Nico, 1988” di Susanna Nicchiarelli, road movie sugli ultimi anni di vita della cantante dei Velvet Underground, musa di Andy Wharhol, di cui avevamo già parlato il giorno della prima.
Premio Leone del Futuro per la miglior opera prima a “Jasqu’à la Garde” di Xavier Legrand, che si aggiudica anche il Leone d’Argento per la regia, per un film che è un grido politico contro la violenza sulle donne.
https://youtu.be/hI5W9RIypfY
Non meno importanti i “premi minori “: Premio Speciale della Giuria Orizzonti a “Caniba”dei registi ed antropologi Verena Paravel e Lucien Castaing- Taylor,il documentario sul cannibale della Sorbona che nel 1982 uccise e mangiò la sua compagna di studi. Premio Venezia Classici per il miglior documentario sul cinema al film “The Prince and the Dybbuk” di Elwira Niewiera e Piotr Rosoowski, Il Premio per il Miglior Film restaurato a “Idi I Smotri” di Elem Klimov, il Premio al Miglior Cortometraggio a “Gros Chagrin”,di Celine Devaux, il Premio alla Miglior Storia in realtà virtuale a “Bloodless” di Gina Kim. la Miglior Esperienza in realtà virtuale a “La Camera Insabbiata” di Laurie Anderson e Hsin- Chien Huang e per la Miglior Realtà Virtuale a “Arden’s Wake” di Eugene YK Chung.
Presentato a Venezia in anteprima mondiale nei due giorni della Miu Miu Days, nella sezione Venice Days- Giornate degli Autori, The ( End ) of History Illusion #14 di Celia Rowlson-Hall, è l’ultimo dei cortometraggi Miu Miu Women’s Tales, la serie girata da giovani e talentuose cineaste invitate ad indagare sulla femminilità contemporanea. Miu Miu Days è un progetto al sesto anno di presenza alla Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, dove non solo vengono presentati due cortometraggi ogni anno, ma è uno spazio di discussione e incontri su fashion, film industry e donne, aperto sulla femminilità con talks moderati da donne della scena artistica internazionale.
Celia Rowlson-Hall, ballerina, coreografa della serie Tv “Girls”, collaboratrice dei video di Alicia Keis, regista del lungometraggio MA, dice del suo corto : “Volevo analizzare il fenomeno dell’affarismo che sfrutta la paura, la realizzazione di uno spettacolo per distrarre e intrattenere, una fuga dalla realtà che ci circonda.”
Il corto è ambientato nell’epoca della guerra fredda, in un rifugio nucleare a Las Vegas progettato per resistere un anno e strutturato come un’originale abitazione stile sogno holliwoodiano con campo da golf, pista da ballo, jacuzzi e piscina completa di sirenetta. Nel corso del tempo però i personaggi iniziano a sgretolarsi lentamente non riuscendo più a far vivere l’illusione di interno da musical, quando gli effetti dei disastri in superficie iniziano a sentirsi anche sottoterra, mettendo a nudo una realtà dei fatti che genera caos e confusione.
Nico 1988 di Susanna Nicchiarelli apre la 74 Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia con la sezione Orizzonti. Il film è il biopic sulla mitica cantante dei Velvet Underground, icona degli anni 70 e musa di Andy Warhol.
Donna dalla bellezza leggendaria, Nico vive una seconda vita dopo la storia che tutti conoscono, quando inizia la sua carriera da solista. La sua musica è tra le più originali degli anni ‘70 e ‘80 ed ha influenzato tutta la produzione musicale successiva. La ‘sacerdotessa delle tenebre’, così veniva chiamata, ritrova veramente se stessa dopo i quarant’anni, quando si libera del peso della sua bellezza e riesce a ricostruire un rapporto con il suo unico figlio dimenticato. ‘Nico, 1988’ racconta degli ultimi tour di Nico e della band che l’accompagnava in giro per l’Europa degli anni ’80. È la storia di una rinascita, di un’artista, di una madre, di una donna oltre la sua icona. “Questa è la storia di Nico dopo Nico – dice la regista Susanna Nicchiarelli – Di lei di solito si parla solo in funzione degli uomini con cui è stata da giovane: Brian Jones, Jim Morrison, Bob Dylan, Alain Delon, Iggy Pop. Una volta in un’intervista lessi che ‘a 34 anni Nico era una donna finita’. Falso. Dopo l’esperienza con i Velvet Underground Nico diventa una grande musicista. Ho voluto raccontare la sua parabola al contrario – spiega Chiarelli – a perdita del consenso e il cambiamento della sua immagine, hanno significato la conquista della libertà”.
70 primavere e non le dimostra. Il Festival di Locarno, uno dei Festival cinematografici più attesi dell’estate, ha aperto il 2 agosto la sua settantesima edizione con un programma di grande cinema e anteprime esclusive. Ricerca e attenzione per le opere prime sono sempre state le caratteristiche di questo Festival che si è imposto negli anni fino a diventare uno dei punti di riferimento dei cinephiles alla ricerca di pellicole d’autore, e che ogni anno si reinventa, per questo non invecchia, anzi. Due nuove sale aggiunte, Palacinema e Gran Rex, e tre nuove iniziative: Locarno Kids, Locarno Talks, spazio di discussione con Carla del Ponte (membro della commissione internazionale d’inchiesta indipendente dell’ONU per la Siria), l’architetto del Burkina Faso Diebedo Francis Keré, l’artista/musicista canadese Peaches e l’astrofisica inglese Ben Moore, e #movieofmylife, progetto per web che consiste in un concorso multimediale aperto a tutti, Sulla piattaforma del sito di Locarno Festival sono visibili tutti i video di 70 secondi caricati entro l’ 11 . 8. (www.movieofmylife.ch. )
Disseminati tra le tante sale e la Piazza Grande 18 film in concorso per il Pardo d’Oro, 16 nella sezione Cineasti del presente, 38 nei due concorsi per i Pardi di domani, 10 nella sezione Open Doors, 7 nella Semaine de la critique, 16 in Piazza Grande, mega schermo open air tra i portici medioevali. Non mancano, tra le tante pellicole di sperimentazione, film divertenti di stampo Hollywoodiano, come Atomica Bionda, con Charlize Theron, spy story da fumetto ambientata a Berlino mentre il muro sta crollando. Altre star : Vanessa Paradis è la protagonista di Chien, una superba Fanny Ardant in Lola Pater, Isabelle Huppert è la misteriosa Madame Hyde, un magnifico Robert Pattinson in Good Time, e due miti imperdibili: David Lynch e Harry Dean Stanton , indimenticabile in Paris Texas, in Lucky . Molti gli ospiti : Adrien Brody, Isabelle Huppert, Alexandr Sokurov, Mathieu Kassovitz, Nastassja Kinski, Fanny Ardant,Todd Haynes, Vanessa Paradis.
Questo e molto altro, diviso in sezioni , doc e retrospettive sul sito di Locarno Festival
Della fashion week parigina ci sono piaciuti i pantaloni larghissimi con gli orli sotto ai piedi di Acne Studios, le t-shirt divorate da tagli enormi e portate sovrapposte di Rick Owens, come i pantaloni sopra alla caviglia, con la vita altissima e il cavallo basso. Di Facetasm la camicia-mantella, una nuova interpretazione di camicia elegante, con il classico plastron davanti, il colletto alzato da camicia da smoking e una mantellina attaccata alle spalle che smitizza tutto e il trench- sahariana, con il collo chiuso da lacci incrociati. Di Alexander Mc Queen il completo con la camicia con collo a guru, chiusa perbenino fino all’ultimo bottone, maniche lunghe allacciate, ampia, in cotone leggero come i pantaloni nella stessa stampa, un new hippy composto, quasi dandy. Di Yohji Yamamoto il caftano essenziale nella linea, con un volto che affiora nel blu come un sogno. Anche Junya Watanabe propone una stampa che riproduce le macchie di vernice, come il già citato Phillip Lim, e anche questa ci piace. Di Louis Vuitton focus sui pantaloni: vita alta e tasche su pantaloni che potrebbero essere definiti “eleganti “ se non fosse per la lunghezza sotto al ginocchio, e altri, più sporty, sopra alla caviglia, fermati e rimborsati da lacci a coulisse. Di Kolor la camicia con le maniche corte e arricciate portata con un bermuda tanto ampio che possiamo chiamare pantagonna. Comme Des Garcon Homme Plus non ci stupisce con effetti speciali, i pantaloni con il cavallo basso e ampissimo hanno già fatto la loro comparsa nelle precedenti collezioni, ma come sottrarsi al fascino discreto di tanta controcorrente eleganza? L’abbinamento dei tessuti, la palandrana leggera e “cool” portata con una t-shirt non convenzionale ma rigorosa nella sua essenza, ne fanno un must a prescindere dalla ripetizione delle linee. Da Pigalle un forse poco pratico, ma certo originale blouson avanguardista. Balmain: un giubbotto-blouson zippato, un po’ “Chanel “ e un po’ rock. White Mountaineering un casual ricercato: casacca e camicia in cotone jeans leggero, di ispirazione orientale. Loewe, come sempre super cool, con il suo stile non casualmente casuale, ineccepibile, contemporaneo. Maglie a righe sovrapposte, su camicia extralong, e panta con finto maxi risvolto fanno da contrappunto ad un completo quasi classico, con pantaloni dal taglio retrò, e giubbetto tre bottoni, grandi revers ma inserto a righe in vita. E infine Undercover, un po’ di new punk, di undergound culture ispirata al mondo della musica, con skinny pants, maniche over, stampe e berretti soviet.
Gigi Hadid for Vogue Eyewear Special Collection è la capsule disegnata dalla top model e testimonial più richiesta del momento, per uno dei brand di Luxottica. Una mini collezione dall’ispirazione retrò – chic di 3 modelli da sole in 6 colori e uno da vista, con il nome della it – girl su occhiali e custodia già in vendita da ora in selezionati punti vendita.
All Star è un mondo. Nate cento anni fa, le mitiche sneakers hanno attraversato un secolo senza una scalfittura. Portate alla notorietà da un campione del basket nel lontano 1921, non hanno più lasciato il podio, diventando uno dei simboli di una generazione negli anni “60 ” e affermandosi come icona, simbolo di un movimento culturale che ha segnato un’epoca. Chi non ne ha almeno un paio ? Dalla classica, nell’intramontabile tela nera, alle versioni in suede, ai mille colori e stampe, faranno presto la loro comparsa glitterate. A pensarci lo stilista inglese J.W. Anderson con una Converse capsule collection gender free.
Una selezione dalle sfilate uomo primavera estate 2018: dal pull tricot smanicato di Off White, alle macchie schizzate ovunque nella collezione di 3.1 di Phillip Lim, non nuove, certo, già viste più volte, ma divertenti sul cappotto di taglio sartoriale, come il gessatone con i pantaloni corti con risvolto, o i bermuda a righini orizzontali portati con sandali e calze. Da J.W: Anderson ci piace il trench portato con le flip flop. Band of Outsiders presenta una collezione di pezzi semplici, ma la presentazione era irresistibile, troppo cool.. di Christopher Shannon i pants asimmetrici, buona idea per risolvere l’eterna indecisione tra lo stretto a sigaretta o lo stile rapper. Marni: la cravatta patch, il bermuda doppio strato, il completo a righe destrutturato portato con t-shirt e camicia stampate positivo-negativo, pant e blusa effetto tuta, ma super trend. Tom Ford, l’abito con giacca e pantaloni dalla linea asciutta, con l’impronta animalier che sdrammatizza la classicità. Da MSGM ci piace la cappa windstopper fiorata, Palm Angels debutta con una collezione street uomo e donna, qui la tuta in denim dai pants over. Pringle Of Scotland: il collo alla marinara che ricopre le spalle. Da Emporio Armani interessanti i volumi dei pantaloni. E Prada, dove quest’anno sono di scena i fumetti, abbinati al classico tweed, o a piccoli short. E anche qui, la tuta è di scena.
Ci sono parole da aggiungere a queste immagini ? Si, tante. Perché a quanto pare non sono bastate quelle dette fino ad ora, e siamo arrivati a quello che vediamo. World Ocean Day dovrebbe essere World Ocean Every Day, perché di questo c’è bisogno, di una mobilitazione comune e totale di ognuno di noi, ogni giorno, anche e soprattutto nelle piccole cose quotidiane che piccole non sono, se pensiamo a quanti sacchetti e a quante bottiglie di plastica farebbero la differenza nel panorama desolante, mortificante, dello stato in cui l’incuria, l’ignoranza e l’ egoismo hanno ridotto una fonte di vita primaria per l’umanità e per tutto il pianeta. Non dimentichiamo che il 50 % dell’ossigeno arriva dagli oceani e che assorbono il 25% di CO2. Da anni la ricerca si sta occupando del problema del riciclo della plastica e si sono raggiunti risultati che sarebbero stati impensabili qualche decennio fa, quando il “Moplen” inneggiava alla modernità. Alla ricerca e alle associazioni che si sono via via costituite per la difesa di questo patrimonio inestimabile si sono aggiunte iniziative che vedono partnership come quella tra Adidas e Stella McCartney con Parley for the oceans, organizzazione che lavora per mettere fine alla distruzione della vita degli oceani, usando plastica riciclata per sneaker e abiti, come già tre anni fa Bionic Yarn, in collaborazione con Pharrell Williams per i jeans di G-Star. Le ultime stime parlano di più di 150 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica presenti nei mari con pesanti conseguenze su 600 specie marine, il 15% delle quali sono in via di estinzione. L’inquinamento dei mari non coinvolge “solo” le specie marine, ama anche l’uomo. Nei mari si riversano microplastiche e nanoplastiche che vengono ingerite da pesci e finiscono nella nostra catena alimentare. Un tragico autogol. In difesa dell’ambiente, la casa in cui vìviamo, si schierano anche molti nomi dello star system, come Leonardo Di Caprio, da molti anni paladino della causa e impegnato in prima persona con molte organizzazioni ambientaliste e con la sua Leonardo DiCaprio Foundation promuove decine di cause. Facciamo che i Trump del mondo siano una minoranza sempre più isolata, e che la difesa della vita del nostro pianeta faccia parte del nostro quotidiano, e riusciremo a lasciare alle prossime generazioni della specie umana e animale, la Terra come dovrebbe essere: un paradiso.
Una settimana full immersion con circa 150 tra eventi, laboratori, incontri, archivi e mostre, musei, scuole, agenzie, progetti editoriali, opening e proiezioni urbane. Tutto questo è Milano PhotoWeek,, alla sua prima edizione, dal 5 all’11 giugno. Dalle immagini di moda e architettura, nelle quali Milano è tra le città leader, ai grandi autori, ai reportage, agli archivi della nostra memoria storica, la grande settimana della fotografia si propone sia ai cultori che ad un pubblico più ampio con nomi di richiamo come Robert Mapplethorpe, Vivien Maier, Robert Doisneau, e tantissimi altri autori per scoprire in tutte le declinazioni questo irrinunciabile linguaggio dell’arte contemporanea.
La rassegna si apre LUNEDI’ 5 con il progetto 365+1 Ritratti a Milano ideato da Leica Camera Italia. Durante la settimana 30 fotografi milanesi,si alterneranno in un set fotografico davanti a Leica Galerie in Piazza Duomo, all’interno del quale sarà possibile essere fotografati, diventando i soggetti di una pubblicazione tra questa e la prossima edizione di Photo Week. Al BASE Milano, alle 21 si aprirà con Notte Indie – Common Thinking + Transizioni una serata di musica e proiezioni dedicata ai collettivi di giovani fotografi provenienti da diverse parti del mondo e una retrospettiva di Transizioni | Rassegna Internazionale del Film Fotografico a cura di Officine Fotografiche Milano.
MARTEDI’ 6 alle 21 ai Frigoriferi Milanesi, Snapshots, una proiezione dedicata ai lavori realizzati dai più rappresentativi autori della fotografia africana contemporanea. A seguire la proiezione del documentario African Photo. Mama Casset di Elisa Mereghetti.
MERCOLEDI’ 7 alle 21 alla Fondazione Stelline, il documentario: “Robert Doisneau: Through the Lens”.apre una maratona cinematografica per approfondire la storia del mezzo artistico.
GIOVEDI’ 8 dalle ore 16 visita guidata alla mostra “La Terra Inquieta” presso la Triennale di Milano, seguita da una conferenza di rilievo contemporaneo dedicata al tema “Fotografia e società: documento o espressione artistica?” a cura del MiBACT per la fotografia: nuove strategie e nuovi sguardi sul territorio. Alle 21 sempre alla Fondazione Stelline, la presentazione del prossimo Photo Vogue Festival 2017,che si terà in novembre, a Milano, e alle 21. 30 la proiezione del film documentario Bill Cunningham. New York (di Richard Press) a cura diCineWanted in collaborazione con la Fondazione Stelline. Un omaggio al noto fotografo del New York Times scomparso lo scorso anno.
Da VENERDI’ 9 pomeriggio a DOMENICA 11 giugno in Piazza Gae Aulenti Wide Photo Fest 1 , promosso da AIF – Associazione Italiana Foto & Digital, con un palinsesto di eventi e contest dedicati sia ai professionisti che agli appassionati di fotografia per conoscere e sperimentare le nuove tecnologie messe a disposizione dai principali marchi del settore.
DOMENICA 11 , nell’area di Porta Nuova, il progetto ‘ponte’ tra la Milano Photo Week e la Milano ArchWeekdal titolo Milano Open Portrait, installazione che coniuga fotografia e architettura.
E ancora : Archivi Aperti Una settimana alla scoperta del patrimonio fotografico di Milano e della Lombardia: gli archivi fotografici saranno aperti al pubblico che potrà conoscere la ricchezza delle collezioni di musei, fondazioni e associazioni
Deanna & Ed Templeton. Last Day Of Magic. Micamera
L’iniziativa è promossa e coordinata dall’Assessorato alla Cultura di Milano con la collaborazione di Arts For e il supporto di Foundation Carmignac e Leica.
Tempo di occhiali da sole. All’inizio le lenti scure erano una necessità per occhi sensibili alla luce dell’estate, poi mano a mano, oltre al proteggerci da raggi solari troppo intensi, sono diventati parte integrante del look, in alcuni casi perfino oggetti di culto. Come i mitici Persol 649 ad esempio, o i Ray – Ban Aviator, indossati entrambi da star della musica e del cinema e considerati ancora oggi grandi classici, immancabili per i cultori delle lenti da sole. E se una volta i brand degli occhiali erano i già citati Ray – Ban, Persol ( che in questi giorni festeggia i cento anni ) i Lozza, prediletti dagli sciatori più cool, o i popolarissimi Polaroid, oggi la scelta si allarga con le collezioni eyewear degli stilisti prodotte da grandi marchi come Luxottica, Safilo, Marchon, Marcolin, ai quali si sono affiancati altri più giovani, ma non meno interessanti produttori e l’offerta è davvero infinita. Si potrebbe fare uno speciale occhiali con centinaia di proposte, ma iniziamo a segnalare qui quali sono i must di stagione di una decina di stilisti, da Gucci, con una rivisitata forma a “ gatto “ o squadrata a “televisore “ agli occhiali tondi ( un grande ritorno ) di Emporio Armani, Dolce & Gabbana, i nuovissimi “Cinema “ di Prada protagonisti dell’ultimo video, o gli originali Jeremy Scott by Italia Independent. Squadrati, a gatto o tondi, per tutti i visi e tutti i gusti, ma mai senza.
Foto Piero Gemelli – Make Up Francesca Angelone – Modella Julia Makso @Urban Management
Trattare la pelle con i fiori… riusciamo a pensare a qualcosa di più piacevole ? Da anni la botanica fa la parte del leone nelle ricerche di laboratorio degli specialisti della bellezza, e praticamente non esistono più idratanti, anti age, sieri, tonici o shampoo che non abbiano almeno una parte di essenze estratte da foglie o delicate corolle. Regina delle scene è la rosa, ma non mancano gelsomini, mimose, peonie, lavanda a più non posso, fino agli umili gerani, e non è “solo” una voglia generale di riavvicinamento al naturale, dal lifestyle al food, l’efficacia di piante e fiori per la cura della pelle è cosa risaputa fin dai tempi antichi, ma grazie alle biotecnologie la scienza moderna ne ha esaltato e potenziato le caratteristiche fino ad ottenere risultati sempre più performanti e specifici.
Di DIOR la nuova DIOR HYDRA LIFE, CREMA SORBETTO- FRESCA IDRATAZIONE, una crema – gel dalla texture leggera a base di Malva e foglie di Habelea, ideale per la stagione estiva. Mantiene idratata la pelle per 24 ore, con effetti sulla tonicità e luminosità. Delle stessa linea il SIERO A IDRATAZIONE INTENSA , tonificante e con un leggero effetto peeling per aumentare la luminosità della pelle. DIOR PRESTIGE CREME TEXTURE ESSENTIELLE a base di Rosa De Granville , una rosa selvatica dalla vitalità straordinaria dalla quale i laboratori Dior sono riusciti a d estrarre, dopo 15 anni di ricerche, le 8 molecole che attraverso un processo di avanguardia trasferiscono nella linea Prestige il segreto di una potente rigenerazione cellulare. Della stessa linea LE NECTAR, un concentrato che va al cuore dell’architettura cellulare.
SISLEY GEL EXPRESS AUX FLEURS è una maschera idratante e tonificante che agisce in soli 3 minuti, ideale per dare una sveglia alla pelle dopo una giornataccia, e attenuare i segni della stanchezza. A base di Giglio bianco, Sesamo, Rosa e Iris. EAU FLORALE, è una sferzata di energia da nebulizzare sul viso e lasciare asciugare. Tonifica, lenisce e rinfresca, favorendo la durata del maquillage. I componenti ? Fiordaliso, Hamamelis, Rosa, Fiore d’Arancio. LYSLAIT è un detergente al Giglio bianco, Malva, Tiglio, Girasole e Fiori d’Arancio delicato ed efficace, per le pelli più sensibili.
Per il contorno occhi, ULTIMUNE EYE, della nuova linea di SHISEIDO, a base di Ginko Biloba, Perilla, Timo Selvatico, arricchiti dalle fragranze di Rosa e Fiore di Loto. Rinforza il potere di autodifesa della zona perioculare.
Un altro contorno occhi è BALSAMO OCCHI DIVINE IMMORTELLE di L’OCCITANE. Agisce su borse e occhiaie e attenua i segni della fatica. Tra i componenti della sua formula, tutti rigorosamente “verdi “, l’olio essenziale di Elicriso e la Rosa Centifolia. CREMA PERFEZIONATRICE PEONIA agisce sulle cellule della pelle e la sua superficie grazie all’estratto di Peonia. ROSES et REINES CREMA MANI e UNGHIE unisce rose di Grasse, Bulgaria, Marocco e Turchia con un estratto di rose della Provenza che vengono lavorate con un procedimento tradizionale: i petali di rosa appena raccolti vengono infusi in oli vegetali. L’aggiunta di vitamina E aiuta a rinforzare le unghie.
Di BAKEL, BLOSSOM ICE è un prodotto di nuova concezione associato ad un rituale innovativo: lo Skin Icing, procedura che stimola l’ossigenazione della pelle e il metabolismo a livello cellulare. I Blossom Ice ghiacciati vanno passati su viso e décolleté dopo averli messi nel congelatore. Attivi vegetali : Giglio bianco, Rosa Canina e Sambuco La confezione contiene15 blister monodose.
Da L’OREAL, un trattamento completo con shampoo, balsamo, maschera, e spray aceto illuminante per i capelli. BOTANICALS GERANIO RIMEDIO di BRILLANTEZZA è a base di olio di Geranio associato a Soia e Cocco, specificatamente studiato per idratare e donare lucentezza ai capelli colorati.
AESOP ROSE HAIR & SCALP MOISTURIZING MASQUE è un trattamento intensivo per capelli fragili, secchi o rovinati. Per ridare lucentezza ai capelli e idratare sia capelli che cuoio capelluto. Petali di Rosa e steli di Lavanda più Beta Carotene. A ROSE BY OTHER NAME BODY CLEANSER deterge con una schiuma delicata ma in profondità con Olio di Rose e altri estratti botanici per idratare e nutrire. IMMEDIATE MOISTURE FACIAL HYDROSOL è uno spray rinfrescante e idratante per tutti i tipi di pelle a base di petali di Rose ideale per chi viaggia molto o passa molto tempo dietro ad una scrivania. DAMASCAN ROSE FACIAL TREATMENT è un olio botanico concentrato con dieci estratti vegetali che contengono vitamina A ed E per nutrire pelli molto secche e stressate.
Quattro testimonial dal mondo del cinema, della moda, della cultura, della musica, voluti da Karl Lagerfeld per Gabrielle, la borsa icona di Chanel dedicata alla fondatrice della Maison, Coco, all’anagrafe Gabrielle Bonheur Chanel. Protagonisti dei video la parigina doc Caroline De Maigret, modella, produttrice musicale e scrittrice, la top model Cara Delavingne in un video di animazione, disegnato dall’illustratrice giapponese Shishi Yamazaki , la pop star Pharrel Williams e l’attrice Kristen Stewart.
Rei Kawakubo non è solo una delle designer più importanti degli ultimi quarant’anni, la rivoluzionaria stilista di Comme des Garcon è un’artista, e infatti quest’anno, il Costume Institute del Metropolitan Museum di New York celebra con la retrospettiva “Art of the In-Between”la sua creatività visionaria mai assoggettata alle tendenze. Gli abiti non abiti di Rei Kawakubo mettono in discussione canoni estetici e concetto di abito, sovvertendo ogni regola del convenzionale alla ricerca di una propria visione di bellezza.
E’ finita una settimana fa la Design Week milanese, appuntamento imperdibile per designer, brand, aziende di livello internazionale e outsiders. Una settimana tra le più divertenti e interessanti dell’anno, densa di eventi, performance, mostre e feste dove il grande protagonista è il Design. Impossibile parlare di tutto, è già difficile fare una piccolissima selezione, perché l’offerta è veramente immensa e l’unica cosa da fare, potendo, sarebbe cercare di viverla, cercando di sopravvivere alle centinaia di installazioni sparse in undici diversi distretti della città. Qui un piccolo report di pezzi divertenti, innovativi , interessanti, utili, per sognare dentro o fuori dal quotidiano.
Al Base, uno dei più grandi e recenti spazi dedicati alla cultura, alla moda e al design, nel cuore del Tortona district, Water Bed di Daniel Durnin, per accamparsi lungo le vie d’acqua della città invece che sulla terra ferma e guardare la città da un punto di vista insolito, mobile e fluttuante in un riparo minimalista e nomade. Kinu,di Paolo Bandiello per Art, corpo a due ante sospeso in una cornice di legno, già vincitore di diversi premi, arricchito di altre tre opere per la sua veste grafica. Ogni Kinu è numerato e siglato dall’artista. Al SuperDesign Show, Osound , bluetooth speacher di Digital Habits, la poltrona del designer Alessandro Ciffo e Aurora, lampada realizzata in fogli di metallo sottile, con una struttura malleabile che può assumere molteplici configurazioni e può essere utilizzata a sospensione, a parete o disposta su tavolo o da terra. Realizzata dal collettivo di creativi Nucleo e dall’azienda Caino Design fa parte dell’interessante progetto Marca promosso e sostenuto dalla Camera di commercio di Torino in collaborazione con il Centro Estero per esprimere e sostenere le eccellenze del territorio torinese. Lambrate Ventura è tra i distretti più vivaci, da sempre consacrato e vissuto come il trampolino di lancio di molti giovani talenti, e qui il giro inizia con “ Savage Comics “, oggetti da cucina ai quali gli studenti del corso di Fumetto, Illustrazione,Concept e Character Design della Scuola Mohole di Milano, hanno dato un carattere creando personaggi che si muovono all’interno di un vero e proprio Storytelling attraverso pinguini, balene, fenicotteri o cavallucci marini o caffettiere dalle mille facce. Proseguiamo poi con le lampade pop a grandi fiori di Bloomboom, o lo scarabeo che illumina le pareti di Design By Nico, piuttosto che il classico pallone, qui in una “riflettente” versione “damier” di Amitrani, mentre l’opera di Eleonora Musca è un mix perfetto tra arte, design e neoromanticismo al lume di candela. Per l’angolo del buonumore, la “smile chair “ Happy Emotions disegnata da Marco Rubini, e la Day Dream di Assaf Israel per Joynout per un relax proiettato direttamente nel futuro. Di Basten Leijh Design Studio Howareyou, la sedia / poltrona per lavorare anche in videoconferenza in modalità wireless, e Walcar, un’automobile a spinta per i più piccoli. Al Cinque Vie district Gala Fernández Montero, artista e designer spagnola di base a Madrid e Marbella, ex direttrice del design department di Fabrica, il centro di ricerca sulla comunicazione di Benetton Group, presenta oggetti in vetro soffiato dentro strutture di ferro, di recupero, di uso comune come gabbie per uccellini, barattoli, cestini porta uova, stampi per budino. Il proposito di Gala è rendere manifesto il concetto di libertà attraverso la fuoriuscita del vetro soffiato oltre i limiti delle strutture in cui è imprigionato. Con Invisible OutlinesNendo, lo Studio guidato da Oki Sato ha presentato la nuova collezione di vasi in mostra nello show room di Jill Sander. Jellyfish Vases è composta da trenta vasi in silicone ultrasottile che fluttuano in un grande acquario come meduse. Tante sono state le installazioni in città, ma la Statale ( l’Università degli Studi di Milano ) quartiere generale di Interni, è una tappa obbligatoria con la festa d’apertura della Week Design. Una delle installazioni , Wave Cave, composta da 1670 blocchi in terracotta non smaltata, posizionati uno sull’altro per quasi 4 metri di altezza, dando vita a fantastici giochi di luce ed ombra. Al Brera district Missoni Home ha presentato Take It Easy, installazione per il lancio della carta da parati Wallcoverings01. Anche quest’anno Marni rafferma con Marni Playland l’impegno del brand verso le iniziative charity rivolte ai più piccoli con il ricavato delle vendite di elementi di arredo come poltroncine con il tetto nelle quali rannicchiarsi, sculture d’arrredo, coni colorati su cui impilare anelli, cesti, giocattoli dal sapore antico, portaoggetti con i quali giocare a pallacanestro. Ogni oggetto è realizzato a mano in metallo, legno dipinto, e fili colorati in PVC intrecciati, pezzi unici pensati per il Salone del Mobile 2017 interamente prodotti in Colombia da un gruppo di donne che trovano attraverso il loro lavoro indipendenza ed emancipazione.
Beside Thorimbert è una mostra da vedere, e da leggere. Ogni foto è un racconto del cuore che prende forma nell’oggetto o soggetto, e fin qui… ma in questa mostra così intima,Thorimbert si mette a nudo e si racconta non solo attraverso le immagini, ma anche attraverso piccoli racconti che è troppo riduttivo definire didascalie :
Zurigo, 2007
“Lui è dentro di me. Lo amo. Amo la sua fragilità, la sua fredda, glaciale, dignitosa malinconia. L’ho incontrato girando l’angolo per andare a pisciare. La pubblicità di quest’auto metteva in scena una finta manifestazione di protesta con decine di comparse, i cartelli e tutto. Grossa produzione, divertente. Era freddino però, e nessun cesso, a pagarlo. Dico: “raga, vado un attimo” E l’ ho visto. Sono tornato di corsa, a prendere una macchina per fotografarlo. Mi sembrava fragilissimo, come se potesse crollare da un momento all’altro. A lato di una campagna pubblicitaria Peugeot.”
24x30cm. Stampa da archivio Inkjet..
BESIDE THORIMBERT
Stanno lì, da una parte, spesso non so neanche come archiviarle. Sono le fotografie che ho scattato senza un vero motivo, senza un progetto.
Figlie di uno sguardo laterale, periferico, non amano essere definite, il loro senso è vago, o forse il loro senso mi vaga intorno e cambia con il tempo, cambia con me.
Sono frutto di un gesto legato al piacere più che al desiderio: quanta pressione serve al dito per premere il pulsante di scatto?, assorbire il rumore dell’otturatore, calcolare la forza che serve al pollice per trascinare la pellicola. Lussuria, accidia.
Queste fotografie raccontano la necessità compulsiva di possedere fotograficamente una scena, una persona, un paesaggio. Non sono per forza istantanee, anzi. Ci sono foto compulsive molto complesse, che richiedono impegno, a volte vera e propria fatica fisica, per essere realizzate.
Questa fotografia è un piacere che vuole essere assaporato, consumato, goduto qui e ora; è un’urgenza assoluta, improvvisa, imprevista, che mette in secondo piano tutto quello che consideravi il vero motivo della tua presenza in un posto o in una situazione.
Ma Beside è anche “B-side”, l’altra faccia di ciò che già conosco e accetto come faccia. Meno orecchiabile, scomoda, qualche volta imprecisa, è la fotografia che non è stata scelta, quella rifiutata, abbandonata. Annaspa controcorrente, attonita, parla di un me più insicuro, disorientato, annoiato, dubbioso.
Beside sono le orme lasciate ai lati della strada maestra, incerte, labirintiche tracce che portano in vicoli senza uscita, a storie che potevano essere e non sono state, immagini che mi parlano di come sono se mi vedessi veramente.
Toni Thorimbert
BESIDE THORIMBERT è alla LEICA GALERIE in Via Mengoni 4 | angolo Piazza Duomo – Milano.
E’ Vincent Gallo, il poliedrico artista newyorchese attore, regista, modello, pittore, pilota e musicista, l’interprete di Persol per la nuova campagna “ Meet the New Generation “. Vincent, interprete di cortometraggi sperimentali, si è sempre distinto per la sua visione indipendente. Dopo aver ricoperto ruoli minori nei blockbuster Quei braviragazzi e Il valzer del pesce freccia, Gallo, figlio di immigranti italiani, ha lasciato Hollywood per perseguire i propri progetti personali, tra cui scrivere, interpretare e dirigere le pellicole cult Buffalo ’66 e The Brown Bunny. Continua così l’ormai storico e consolidato legame di Persol con il mondo del cinema ( molti i film dove il 649, il modello icona dello storico brand, ha fatto storia, e non si contano i personaggi del cinema e della musica dietro alle lenti più famose dello star system ), ed è ad un outsider come Gallo che non poteva non essere affidata la campagna per la nuova veste del mitico 649, immortalato dal fotografo Zackery Michael in quattro scatti in bianco e nero ( in ognuno un modello della collezione diverso ).
Rieditati e ripensati coraggiosamente, con l’uso di metalli leggerissimi, i 649 sono nati nel 1957 pensando agli autisti dei tram torinesi, che avevano bisogno di lenti voluminose per proteggere la vista da polvere e detriti, ma l’eleganza cool della forma ha conquistato presto artisti e intellettuali di tutto il mondo.
Le scarpe di Hiroki Kataoka, giovane designer giapponese, sono sorprendenti oggetti a metà tra il design e il mondo dei manga. Si guardano con curiosità forse senza prendere troppo sul serio l’idea di mettersele ai piedi, invece sono solide e leggere, e ricerca e accuratezza nella lavorazione dei materiali ne fanno un prodotto che si può definire di lusso. Con le sue derby rivisitate per dandy alternativi, slip on, pantofole o le sneaker con piccoli cilindri che svettano oltre le caviglie e sembrano arrivate dal futuro, la collezione dai colori sgargianti presentata al Fashion Hub durante la Milano Fashion Week, è senz’altro tra le proposte più interessanti tra i giovani talenti internazionali. Hiroki ha lavorato come progettista 3D, prima di passare allo shoe design, e nel 2015 è stato designato da Swatch vincitore dell’ International Talents Support Artwork.
E’a Petra Collins, giovane e talentuosa fotografa ( 24 anni ) tra le protagoniste della prima edizione di Photo Vogue Festival, che già espone in gallerie di tutto il mondo video e campagne pubblicitarie, che Alessandro Michele ha affidato la regia del nuovo short movie per la campagna Gucci Eyewear P/E 2017, Tra atmosfere affascinanti e oniriche di una Budapest dove ha trascorso l’infanzia, e il mood dell’Europa dell’Est anni 70, la storia è un mix tra sogno e realtà. Protagonisti due bambini che sfuggono dal salotto addormentato della nonna e alla noia della TV, grazie ad un paio di occhiali magici, per addentrarsi in una specie di favola che attraversa poetici paesaggi di campagna e finisce tra i fumi dei mitici bagni Szeycheyni delle terme Gellert dove i personaggi che incontrano, inclusa un’anziana chitarrista con i piedi a bagno ( un’artista di strada soprannominata Mrs. Smith che la Collins ha incontrato a N.Y ) indossano occhiali da rockstar, come gli Hollywood Forever della collezione P/ E. Fa da colonna sonora “Eyes without a face” dei Baustelle.
E’ in testa alla classifica dei Top Ten il nuovo video globale di Adidas per il lancio della linea di scarpe EQT, una gloriosa icona anni 90, riproposta in veste ineditacon 90 secondi di guest star provenienti dal mondo della musica, dello skate, dello sport, delle nuove tendenze e dell’arte, come il rapper e produttore discografico Snoop Dogg, il musicista hip-hop Stormzy, la star di basket Kareem Abdul-Jabbar, l’artista visuale Petra Collins, e ancora Dev Hynes Mabel, Brandon Ingram, Gonz e Lucas Puig, il tutto sulla base remixata della miticaMy Way di Frank Sinatra.Tra le citazioni, nella scena ‘The Birth of Venus’, l’artista/fotografa Petra Collins reinterpreta un’immagine iconica: La Nascita di Venere di Botticelli. In un’altra scena, il rapper e autore musicale Snopp Dogg ricrea la copertina del suo album Doggystyle attraverso una scena di inseguimento psichedelica. Questo reinventare e riproporre, fa parte della filosofia di Adidas: l’idea di originalità viene ulteriormente sviluppata mettendo a confronto icone del passato e del futuro: la leggenda dello skate Gonz e lo skater professionista francese Lucas Puig scendono in strada insieme e assistiamo al passaggio del testimone dallo storico mito del basket Karee Abdul-Jabbar alla giovane promessa Brandon Ingram, nella scena intitolata ‘Raining Basketballs’. Il concept dello spot è che il passato crea e influenza il futuro e spingendosi oltre i limiti, è possibile ritrovare l’originalità in qualsiasi cosa.
Rebecca Coltorti ha solo 22 anni e con la sua tecnica mista ha conquistato magazine come Schön, Nylon, Idol, L’ Officiel, e una collaborazione con Sisley, brand per il quale ha disegnato anche una linea di t- shirt in esclusiva, per cominciare. Timida e riservata, come i veri artisti non considera la sua passione un lavoro, ma un privilegiato rifugio, il luogo dove ritrovarsi ed esprimersi. Il suo interesse per matite, pennarelli e fogli bianchi inizia quando era ancora piccolissima, forse è già nel suo DNA, ( in famiglia ha una zia restauratrice ) e inizia come tanti, con i ritratti a matita, ma ben presto si stanca, e la sua voglia di sperimentare, la porta ad affiancare nuove ricerche agli studi classici dell’Istituto d’Arte e Scenografia, o di Graphic Design che ha frequentato e a maturare il suo stile. Ama Klimt, Ernesto Artillo e Quentin Jones, ma le sue fonti di ispirazione sono le stesse immagini sulle quali poi lavora e sperimenta, pile di ritagli e riviste sulle quali poi “opera “ armata di forbici, cutter e strumenti del mestiere per dare vita ad una sua forte, personalissima e riconoscibile reinterpretazione dalla forte componente Pop dove il rosa ha un posto in prima fila, anche se lei veste sempre in nero. Come sempre più spesso accade, in un mondo collegato dal web, Instagram è stato il suo trampolino di lancio, è lì che le sue creature hanno iniziato il viaggio mediatico intorno al mondo. Una favola moderna insomma, un mix tra il fuoco antico della passione per quello che si fa, e la voglia di andare sempre oltre e sfidare se stessi su strade sempre nuove lasciando correre libera la fantasia.
L’Orso alla carriera a Milena Canonero non sorprende perchè la bravura della costumista italiana è già stata consacrata con ben 4 Oscar, ma ci fa un immenso piacere perché non è brava, è bravissima. Amo il cinema; un bel film è il risultato di un lavoro corale dove ogni voce è importante, non esiste un buon film senza un bel soggetto e un’ottima sceneggiatura sulla quale un regista, anche se bravissimo, possa tirare fuori la storia che ci affascinerà. Storia che viene raccontata a chi guarda attraverso lo sguardo e la luce del direttore della fotografia, importantissimo, naturalmente, come la scenografia, i luoghi esterni e interni che sono la “base “ visiva sulla quale appoggia la storia e il contesto sociale e scenico dell’epoca, come è importante la colonna sonora che accompagna le emozioni, e il fonico, per i suoni e i rumori che devono essere perfetti, credibili, non troppo sopra o sotto le voci, ed eccoci: i costumi. Chi non associa subito ad Arancia Meccanica, uno dei capolavori di Stanley Kubrick, l’immagine di quelle camicie bianche senza collo, pantaloni bianchi con parapalle, infilati negli scarponi militari come divise, e quell’occhio con le ciglia lunghissime e inquietanti sormontato da una bombetta ? Ed è proprio Arancia Meccanica che segna l’inizio della straordinaria carriera di Milena Canonero, con una partenza folgorante. Non c’è modo migliore di raccontare il suo straordinario lavoro se non attraverso qualche immagine dei suoi film più famosi, ma riporto qui la bella intervista di Arianna Finos, inviata a Berlino della Repubblica, perché Milena, nonostante sia una delle figure di spicco del cinema mondiale, preserva l’umanità e la modestia tipiche dei veri artisti ed è un piacere leggerla.
MGP.
Milena Canonero, la costumista insignita dell’Orso d’oro alla Berlinale rende omaggio ai suoi due grandi maestri; Stanley Kubrick e Piero Tosi. “Stanley mi ha insegnato tutto quello che so sul cinema, Piero mi ha spedito da Kubrick al posto suo, ma è lui il più grande e dovrebbe essere qui a ricevere il premio, che io prendo anche a nome suo”. Statuaria in un cappello di pelliccia, cappotto di pelle su dolcevita nera, la voce emozionata, la schiva artista torinese all’incontro all’Hyatt Hotel apre il baule dei ricordi di una carriera lunga 25 film, blasonata da quattro Oscar (il primo nel ’76 per Barry Lyndon, l’ultimo nel 2015 per Grand Budapest Hotel) e nove candidature. Milena ha studiato storia dell’arte e del costume a Genova, trasferendosi poi a Londra: ora, dopo tanti anni di carriera, l’ambizione ultima di debuttare alla regia (dopo un corto pubblicitario molto bello girato a Roma) con un film sul suo maestro e amico Piero Tosi, il grande costumista oggi ottantanovenne.
Al Grand Hotel con Wes Anderson. Milena Canonero è accolta in sala da un applauso lunghissimo. La prima domanda è su Grand Budapest Hotel, presentato in apertura alla Berlinale che poi gli è valso l’ultimo Oscar. Dice del regista americano: “Ogni volta si parte dalla sceneggiatura, Wes è molto attento ai dettagli ma, come Stanley e come Coppola, ti dà poi la possibilità di andare oltre. Gli piace molto fare ricerca, e ci consegna anche dei disegni per dare l’idea di ciò che sente, che pensa. È molto divertente e tiene alla sua troupe come a un gruppo di famiglia, un’atmosfera calda, i suoi set mi ricordano quelli di Stanley: Kubrick era uno che ti faceva sentire parte della sua famiglia. Wes ama le citazioni di altri film e lavora come un pittore naif, con un importante sottotesto”. Come nasce un costume? Canonero ama le possibilità che ti regala Photoshop: “Ho iniziato a usarlo per un’opera . Quando lavoro a un personaggio parto dalla testa, me lo ha insegnato Stanley, quella è la cosa più importante. E poi si lavora sulla forma del viso, sul corpo dell’interprete. Ma non è così per ogni film; ci sono volte in cui mi sono ispirata a dipinti, come per Barry Lyndon, ci sono registi che vogliono seguire passo per passo il processo e altri che ti lasciano libero. È interessante lavorare in ogni modo. Kubrick e Coppola erano molto chiari nello spiegarti cosa è il film per loro, se avevi colto il concetto poi ti lasciavano andare in libertà. Per me la cosa importante è non essere solo la costumista ma qualcuno che partecipa attivamente al processo creativo. Stanley chiedeva attenzione, gli piaceva che tu prendessi nota ma poi ti lasciava libera. Lui è il mio grande maestro che mi ha insegnato tutto e non mi ha mai messo in una scatola, a volte, poiché parlavo bene francese, mi faceva anche controllare il doppiaggio del film. Era un uomo straordinario, unico nel panorama cinematografico mondiale”. Non è vero che la costumista usa solo suoi disegni: mi piace farlo, ma dipende dal film, si possono anche comprare o affittare costumi, trovarli in stock, l’importante è la scelta personale e la loro armonia rispetto al film. E devi considerare anche che devi interagire con gli attori, che non sono oggetti, devi confrontarti con la loro personalità. No, non ci sono regole stabilite”.
Dal Padrino a Dick Tracy. “Coppola è un regista che dà poche indicazioni e poi ti lascia andare. Il padrino l’ho immaginato come un’opera lirica”. Per Dick Tracy “alla base c’è un fumetto, l’idea era di usare solo i cinque colori primari che sono quelli usati nei primi comics, ma poi li ho allargati a dieci e Warren Beatty mi ha dato fiducia. Li abbiamo resi più omogenei lavorando fianco a fianco con Vittorio Storaro. Sono molto fiera di quel lavoro e sinceramente penso che avrei meritato l’Oscar per questo film più che per altri. Soprattutto per lo splendido lavoro di squadra”.
Fortuna e ossessione. Descrive così la sua carriera: “Ho avuto la fortuna di lavorare con grandi registi, sono appassionata del mio lavoro, attenta a ogni dettaglio, osservo la realtà con attenzione, non dimentico niente. Anche se poi quando guardo un film mi pare che niente è perfetto, c’è sempre qualcosa da aggiustare. Sono grata a tutti i grandi con cui ho lavorato. Ma Stanley è unico, il più grande di tutti”. A chi le chiede se abbia rimpianti o rimorsi dice “rimpianti sì, nel lavoro e nella vita, come capita a tutti. Rimorsi sono legati al sentirsi colpevole di qualcosa e allora no. Ci sono momenti nella vita in cui cerchi di saltare sul treno in corsa, a volte ci riesci, a volte va troppo veloce e se ne va. Ma io ci ho sempre provato”.
Il maestro italiano. “Tu sei ciò che sei, la tua cultura e la tua famiglia fanno parte del bagaglio. Ma se non fossi andata in Inghilterra e non avessi incontrato Kubrick la mia carriera non sarebbe iniziata. E se non avessi incontrato gli altri, Parker, Malle, Coppola, Polanski, non avrei avuto la possibilità di evolvere. Se non avessi avuto la chance che mi ha dato Stanley non sarei qui ora con voi, magari avrei sei figli, mi sarei suicidata… ma non voglio più parlare di questo, non sono brava con le risposte, mi perdo, perdonatemi”. L’ultimo pensiero è per i colleghi e il maestro italiano. “Questo premio è una grande opportunità. Viene spesso dato a registi o attori a fine carriera. E allora mi sento onorata io, costumista, di rappresentare la mia professione. E penso al mio maestro Piero Tosi, che ha lavorato con Visconti, Pasolini, De Sica, Fellini. È l’uomo che dovrebbe essere qui oggi e stasera. Il premio dovrebbe andare a lui, io lo rappresento. Io sono come tanti altri, ma fortunata. Lui invece è il grande maestro della nostra anima: fu lui che Kubrick cercò, ma Piero non poteva viaggiare e non parlava inglese. Ed è per questo che ora non è qui, anche se è lui il migliore