Pierpaolo Piccioli, direttore creativo di Valentino, ha reinterpretato l’iconico modello MEXICO 66 ™ SD di Onitsuka Tiger. Il logo Valentino V, è stampato a mano e un’etichetta speciale con i loghi di entrambi i marchi contraddistingue la linguetta. Oltre ai particolari stilosi, si aggiungono ovviamente il comfort e l’eccellenza tecnica di Otnisuka. I colori : il “WHITE”, e i brillanti colori al neon “SHOCKING ORANGE”, “SAFETY YELLOW” e “HOT PINK”.
Gli animali e l’immaginario infantile sono i motivi ricorrenti delle collezioni di Alessandro Michele. Questi temi sono raccontati in una serie di immagini che raffigurano la bellezza e le personalità di un gruppo di uomini, di donne e dei loro amati animali. Cervi, cerbiatti, gufi, uccellini, puzzole, scoiattoli, rane, ricci, anatre e conigli. La natura, l’infanzia e il regno degli amici immaginari e degli animali, sono i temi della nuova campagna pre-fall di Gucci scattata da Alasdair McLellan con la direzione creativa di Alessandro Michele, art director Christopher Simmonds
La natura, la
flora e la fauna selvatica sono particolarmente importanti per Gucci, che dal
2018 si impegna ad essere carbon neutral lungo tutta la sua catena di
fornitura. Nel febbraio 2020 Gucci ha aderito a The Lion’s Share Fund,
un’iniziativa unica nel suo genere che raccoglie i fondi necessari per
proteggere le specie a rischio e i loro habitat naturali.
Gli animali
compaiono in circa il 20% di tutte le pubblicità nel mondo ma, nonostante
questo, non sempre gli animali ricevono il sostegno che meritano. Con una
donazione dello 0,5% della spesa mediatica ogni volta che un animale compare in
una pubblicità, come fanno tutti i partner di The Lion’s Share Fund, Gucci
contribuisce in maniera costante ai risultati concreti ottenuti sul campo da
questa importante iniziativa.
“Living in a Ghost Town” è il novo singolo dei Rolling Stones, registrato tra Londra e L. A.e disponibile su tutte le piattaforme digitali. Un titolo profetico, ma il pezzo è stato scritto molto prima del Covid e del lockdown che ha svuotato ogni centro urbano, dalle metropoli ai borghi. In un’ intervista con Zane Lowe di Apple Music, Jagger ha dichiarato di aver scritto la canzone con Keith Richards più di un anno fa.
“Non è stato scritto per questo periodo, ma era solo una
di quelle cose strane. È stato scritto sull’essere in un posto pieno di
vita ma ora privo di vita, per così dire … stavo solo suonando la
chitarra e l’ho scritto molto velocemente in circa 10 minuti.”
L’uscita del singolo, viene a una settimana dalla partecipazione degli Stones a One World Together At Home,il “concertone” globale a sostegno dell’OMS e di tutti coloro che, a cominciare dai medici e dagli infermieri sono in prima linea nel lavoro per contenere la pandemia.
La terza edizione di Moncler Genoius aggiunge JW Anderson alla prestigiosa lista dei stellati e per stile diversissimi designer internazionali, all’ ’hub creativo composto da Sergio Zambon e Veronica Leoni per 2 Moncler 1952, Sandro Mandrino per 3 Moncler Grenoble, Simone Rocha, Craig Green, Matthew Williams di 1017 ALYX 9SM, Fragment Hiroshi Fujiwara, Richard Quinn e Poldo Dog Couture. Pià voci che danno corpo ad una molteplicità di visioni avant garde, sperimentali , convincenti e innovative in grado di aderire alle sempre più diverse tribù urbane in rapido mutamento. Moncler esce dalla generica definizione di “ piumino “ , va oltre, reinterpretando un capo iconico in una straordinaria performance a più voci dove coesistono femminile e mascolino, romanticismo e futurismo . Infatti, il motto geniale di Moncler Genius è ONE HOUSE, DIFFERENT VOICES.
Chic cool, come l’uomo di Z Zegna, un classico contemporaneo e intellettuale. Stile tardo “ 70” di Tom Ford, con le giacche smilze e gli occhiali a goccia, ma rosa – arancio. La ricerca creativa si MSGM, tra stampe pop e giacchini in maglia con l’allacciatura a doppiopetto sbilenca. Alexander Mc Queen non stanca mai, il suo stilosissimo stile fuori dalle convenzioni è sempre in regola con il millennio, anche con un classico come le scarpe con la punta in metallo.Se deve essere check, che sia un cappotto / plaid, con l’orlo a frange come quello di Etro. Per il quadrettato un “ over parka” come quello di Andrea Pompilio. Da Fendi il piumino / giacca, la giacchina corta sopra al blazer, le scarpe con la maxi suola in gomma a carrarmato. Marni, i volumi. K Way mantiene la celebre zip a tre colori ma rivoluziona il design e la accosta a materiali e texture inaspettate. Le sneackers Elleesse, un vintage doc. E Prada, immancabile perché Prada E’, la contemporaneità, la signora Miuccia non ne sbaglia una.
L’entrata della 15ª edizione di Design Miami, situata di fronte ad Art Basel Miami Beach.
Lo spazio Roman Molds di Fendi, dieci elementi creati per decorare il loggiato della sede romana della casa di moda.
La Maison Perrier-Jouët ha presentato nuovi motivi Art Nouveau nell’allestimento di Andrea Mancuso.
Lo stand di Swarovski, con un’installazione ispirata al tema della fiera di quest’anno, Elements: Water (dettaglio).
Sculture illuminate di Jeff Zimmerman e James Mongrain, realizzate in vetro soffiato.
Lo spazio di Louis Vuitton con i Diamond Sofa e Diamond Armchair di Marcel Wanders.
Dettaglio del soffitto dello stand di Louis Vuitton.
Il nuovo pezzo di Andrews Kudless Swell Way Shelf per Objects Nomades di Louis Vuitton.
Gioielli in oro firmati da maestri italiani nello stand Didier Ltd di Londra.
I magnifici gioielli Tuareg nello stand Africa: Traditions-Art-Design di Kerr Fine Art.
Il divano che Harry Huriev ha creato con Balenciaga. Uno strato di vinile trasparente racchiude vestiti usati o dismessi della celebre casa francese.
Testo e foto di Marina Perazzo Gallian
Nel turbinio di fiere e presentazioni della Miami Art Week, spicca Design Miami, prestigioso spazio espositivo del design internazionale. Giunto alla sua 15esima edizione e in continua espansione, Design Miami si riconferma come appuntamento obbligatorio per designers, collezionisti, galleristi, curatori, critici e appassionati.
E se l’edizione estiva di Design Miami/Basel a Basilea aveva come tema Elements: Earth, questa edizione di dicembre a Miami Beach ha avuto il titolo di Elements: Water, proseguendo così il focus sul futuro del pianeta e la sostenibilità del design. Molte le nuove proposte che si affiancano a classici del design e opere di maestri del passato. Come le due poltroncine Eastside di Ettore Sottsass per Knoll, disegnate nel 1982, e le lampade Still Light di Matteo Thun e Andrea Lera per Bieffeplast (1986). Non a caso la fiera è situata di fronte al padiglione di Art Basel Miami Beach. Spesso il design sconfina nell’arte. Come nel caso del maestro del vetro Jeff Zimmerman e delle sue sculture illuminate a sospensione, realizzate in vetro soffiato con James Mongrain al Corning Museum of Glass, nello stato di New York.
Non mancano le case di moda, per esempio l’allestimento dello studio Kueng Caputo per Fendi, Roman Molds, con dieci elementi creati per decorare il loggiato della casa di moda romana a Palazzo della Civiltà Italiana. Il duo di designer ha utilizzato materiali disparati come mattoni in terracotta e cuoio romano della linea Selleria Italiana. Ma anche Luis Vuitton con Objets Nomades, la collezione di arredamento a produzione limitata che si ispira all’Art de Voyage della casa francese. Accanto a pezzi già presentati in passato come il Diamond Sofa di Marcel Wanders (visto a Fuorisalone questa primavera), Louis Vuitton ha presentato la novità di quest’anno, gli scaffali in legno e cuoio Swell Way Shelf di Andrews Kudless.
Un altro esempio di moda trasformata in design da collezione è l’ormai celebre divano di Balenciaga, che ha rubato la scena in fiera, soprattutto dopo che Bella Hadid ha postato su Instagram un selfie sdraiata sul divano. Realizzato in vinile trasparente biodegradabile, il divano è imbottito di vestiti usati o inutilizzabili della casa di moda francese, in un caleidoscopio di textures e colori, completo di bottoni, etichette e impunture. Il sofà ricorda le forme degli anni ’80, con tanto di braccioli, poggiapiedi estensibile e cuscini. “Tutti cercano di fare cose nuove”, ha detto Harry Nuriev, il designer russo trapiantato a Brooklyn, “ma io credo che è interessante riusare quello che già esiste”. Un perfetto esempio di design ecologico e rispettoso dell’ambiente.
Poco più in là l’attenzione è attirata dallo scintillante stand di Swarovski, che presenta l’installazione Water, in linea con il tema della fiera di quest’anno, dove le cento Light Drops di Toord Boontje scendono dal soffitto come ondate di luce e introducono la sezione Forest. Qui è presentata la collezione Botanical Jewels disegnata dall’attrice Penelope Cruz per Atelier Swarovski, i cui proventi verranno devoluti all’associazione The Nature Conservancy per il progetto di riforestazione in Brasile.
Molti gli stand di gioielli, tra cui spiccano i bellissimi pendenti Tuareg di Kerr Fine Art; le collane in oro firmate Arnaldo Pomodoro, Gio’ Pomodoro e Umberto Mastroianni; e i pendenti in corallo e malachite della Galleria Antonella Villanova di Firenze.Per terminare con l’installazione Metamorhosis della Maison Perrier-Jouët, realizzata da Andrea Mancuso dello studio milanese Analogia Project con 11mila pezzi di ceramica nei colori della vendemmia, che ricordano le bottiglie di champagne ordinate nelle cantine.
L’entrata della fiera di Art Basel Miami Beach 2019 al Convention Center.
Installazione con 66 sculture di sabbia a grandezza naturale.
Perquisizioni della polizia durante tumulti e massacri in Peru’ nel 1968. El Espacio 23
City of Miami Beach Art in Public Places, Park @ the Convention Center.
Realizzato con 40,000 sacchetti di plastica. Arcadia Earth al 1 Hotel South Beach.
Bronzo. City of Miami Beach e Nader Gallery su Lincoln Road, Miami Beach
Dipinto a olio. Art Miami 2019.
Stampa Fujiflex. Art Miami 2019.
W South Beach. Proiezioni di luce 3D su sculture geometriche.
Olio su tela. Art Miami 2019.
Arazzo fatto a mano.
Sabbia e acrilico. de la Cruz Collection.
Oro imitazione in foglia su plastica, corda e vetroresina. Rubell Museum.
Installazione di 81 pezzi in cedro rosso occidentale. Rubell Museum.
Serigrafia su alluminio. de la Cruz Collection.
Serie di 100 disegni, inchiostro su carta. Articoli di quotidiani sulla prima guerra mondiale. El Espacio 23.
El Espacio 23. Artista concettuale cinese.
Testo e foto di Marina Perazzo Gallian
Una settimana, 18 fiere d’arte, migliaia di espositori. Il mondo dell’arte si è trasferito a Miami in questi giorni per l’appuntamento più importante d’ America, la Miami Art Week 2019. In principio era Art Basel Miami Beach, nata nel 2002. Da allora il suo successo strepitoso di pubblico e di acquirenti ha causato un moltiplicarsi di fiere, esposizioni ed eventi che attirano collezionisti, galleristi, curatori, appassionati e curiosi per il consueto appuntamento durante la prima settimana di dicembre. Questo proliferare di eventi artistici è dilagato al di là della baia, in altre zone della città. Prima tra tutte Wynwood, non a caso trasformato in uno dei quartieri più alla moda grazie alle grandi collezioni private d’arte contemporanea ospitate in immense warehouses e aperte al pubblico. Il quartiere è ora un tripudio di edifici multicolor ricoperti di murales e costellati di ristoranti e bar o adibiti a gallerie d’avanguardia. Queste bellissime giornate di sole, limpide e terse, ne fanno brillare i colori e i metalli.
Anche Art Miami, sorella maggiore di Art Basel, giunta alla 30esima edizione, da parecchi anni ha lasciato Miami Beach per trasferirsi dall’altra parte della baia. Questa fiera di arte moderna e contemporanea vanta la più alta affluenza di pubblico negli USA e la seconda nel mondo, e ogni anno propone artisti emergenti accanto ai grandi classici dell’astrattismo o della Pop Art americana. Mentre ci si avvicina alla chiusura della settimana, si tirano le prime somme e si sussurrano le vendite record. E se “Untitled(Silver Tapestry)” di David Hammons è stato venduto per 2.4 milioni di dollari, il ‘talk of the town’ riguarda “The Comedian”, la banana di Maurizio Cattelan appiccicata al muro con nastro adesivo e venduta per 120mila dollari.
A parte qualche caso clamoroso, in città più che di Art Basel si parla del suo indotto, a cominciare dai numerosi eventi di moda organizzati durante questa settimana. Come la sfilata di Christian Dior Homme e le presentazioni di Valentino, Gucci, Bottega Veneta e Robe di Kappa, ciascuna con un adeguato parterre di celebrity, talvolta associata a una famosa marca di champagne (Dom Perignon, Perrier Jouet, Ruinart). Qualche nome? David Beckham, Sienna Miller, Iggy Pop, Leonardo DiCaprio, Kate Moss, Jared Leto, Lenny Kravitz, Sean Penn, Rosario Dawson, Chloe’ Sevigny, Kate Bosworth, Timbaland, Flo-Rida, Paris Hilton, Gucci Mane, Bella Hadid…e la lista è ancora lunga. Ma la grande novità di quest’anno è l’apertura di due giganteschi spazi espositivi in una nuova zona della città. Sono due nuovi musei aperti al pubblico, rigorosamente gratuiti e appartenenti a grandi collezionisti, l’uno alla famiglia Rubell (il mitico Steve Rubell dello Studio 54 di New York era parte della famiglia) e l’altro al grande costruttore Jorge Perez (lo stesso del Perez Art Museum Miami o PAMM, nell’edificio disegnato da Herzog et de Meuron e affacciato sulla baia di Miami). Entrambi gli spazi sono stati inaugurati nell’insolito quartiere di Allapattah, aldilà della grande autostrada che taglia la Florida nella sua lunghezza e che in questo caso divide Allapattah da Wynwood. E il circo dell’arte si sposta un po’ più a ovest, colonizzando nuove aree della città.
Maurizio Cattelan, The Comedian, 2019. Banana e nastro adesivo. Art Basel Miami Beach. Venduto a $120,000.
Giunto alla sesta edizione il Fashion Film Festival Milano fondato e diretto da Constanza Cavalli Etro, si svolge quest’anno dal 7 al 10 novembre, come sempre all’ Anteo Spazio Cinema, con un programma ricco di proiezioni e incontri da non perdere per chiunque sia appassionato o interessato ad arte , moda, creatività e cinema. Ma non solo. Attenzione, educazione ad ambiente e sostenibilità, giovani talenti e creatività femminile, supporto ad inclusività e divesità sociale sono i valori fondanti del Festival, riconoscibili nei sempre seguitissimi dibattiti e negli oltre 200 fashion film selezionati tra più di 50 Paesi. Focus particolare di questa edizione saranno brevi documentari sulla vita di alcuni stilisti e fashion film che fanno emergere tematiche legate alla sostenibilità ambientale e all’inclusività.
Ad inaugurare il Festival, mercoledì 6 novembre, sarà l’Award Ceremony per la prima volta presso il Teatro Dal Verme, momento celebrativo che anticipa le proiezioni della sesta edizione condotta da Paola Maugeri alla presenza della giuria internazionale. La serata su invito vede la premiazione di sedici categorie, fra cui il neonato premio Best New Italian Designer/Brand, dedicato ai giovani talenti della moda italiana.
Best Fashion Film
Best Italian Fashion Film
Best New Fashion Film
Best New Italian Fashion Film
Best Green Fashion Film
Best Director
Best New Director
Best New Designer/Brand
Best New Italian Designer/Brand
.Best ProductioN
Best Photography
Best Editing
Best Music
Best Styling
Best Experimental Fashion Film
Best Documentary
FUORI CONCORSO
#FFFMilanoForGreen, grazie al successo ottenuto lo scorso anno, torna come contenitore di attività dedicate alla divulgazione della cultura e della moda sostenibile.Oskar Metsavaht, designer di Osklen, sarà ambasciatore dell’iniziativa con una conversation in occasione dell’anteprima italiana del documentario ASAP –As Sustainable As Possible, As Soon As Possible, che narra le origini e l’evoluzione del brand Osklen, da lui fondato e ritenuto ad oggi fra i pionieri della moda sostenibile.
Forte del successo riscosso fin dal suo debutto, si rinnova l’iniziativa #FFFMilanoForWomen, con l’obiettivo di dare voce al talento femminile nei settori moda, cinema e arte. L’ambasciatrice di questa iniziativa Waris Dirie, interverrà durante una conversation con Kiera Chaplin, attrice e modella. Il programma prevede anche una conversation in collaborazione con Freeda Media e Mary Rozzi, fondatrice del magazine americano che promuove la creatività al femminile “The September Issues”.
CONCORSO
Ogni giorno, dal 7 al 10 novembre le proiezioni dei film in concorso saranno aperte al pubblico, con ingresso gratuito dalle ore 15 alle 24 presso l’Anteo Palazzo del Cinema.
FUORI CONCORSO
giovedì 7 novembre
19.00 – Conversation “#FFFMilanoForGreen: Oskar Metsavaht”. Il fondatore del marchio brasiliano Osklen, pioniere della moda e del lifestyle sostenibile si racconta al pubblico insieme all’esperto di moda sostenibile Hakan Karaosman. Il talk esplorerà in modo approfondito la sostenibilità oggi, non solo nel settore tessile ma anche nel rapporto fra essere umano e natura. Seguirà l’anteprima del documentario ASAP – As Sustainable As Possible, As Soon As Possible.
venerdì 8 novembre
15.00 – Conversation “#FFFMilanoForWomen: L’editoria indipendente al femminile” in collaborazione con Freeda Media. Mary Rozzi, fondatrice di “The September Issues”, magazine americano che documenta il settore attraverso gli occhi di artiste donne, è la protagonista insieme a Daria Bernardoni, Chief Content Officer di Freeda, magazine digitale dedicato alla nuova generazione di donne per le donne.
19.00 – Conversation “#FFFMilanoForWomen: Waris Dirie & The Desert Flower Foundation”. La top model e attivista Waris Dirie condivide la sua esperienza nell’ambito dei diritti umani nel promuovere la consapevolezza nei paesi in via di sviluppo sulle tematiche delle mutilazioni genitali femminili. La conversation vedrà la partecipazione di Kiera Chaplin, direttrice di The Desert Flower Foundation in Francia.
sabato 9 novembre
15.00 – Special Screening + Conversation “The Gaze of the Future Fashion Film Contest” in partnership con Istituto Marangoni. FFFMilano e Istituto Marangoni hanno unito le forze per supportare i talenti più giovani che vogliono intraprendere la strada della creatività.
18.00 – Première europea “The Times of Bill Cunningham” diretto da Mark Bozek. FFFMilano presenta l’anteprima europea di questo emozionante documentario che, grazie a un’intervista ritrovata al fotografo newyorkese, racconta la magia e gli splendori della moda attraverso gli occhi di chi l’ha fotografata e amata più di ogni altro. La proiezione, su invito, è introdotta dal regista e a seguire sarà offerto un cocktail da 10 Corso Como per celebrare la serata. Il giorno successivo si terrà una replica aperta al pubblico alle ore 15 alla presenza del regista.
domenica 10 novembre
18.00 – Première italiana “Peter Lindbergh: Women’s Stories” diretto da Jean-Michel Vecchiet. FFFMilano presenta in anteprima italiana il documentario del celebre fotografo che ha fatto la storia, recentemente scomparso. Emozionante e intimo, questo lungometraggio raffigura con uno sguardo inaspettato il fotografo tedesco, e vede la partecipazione di Naomi Campbell, Astrid Lindbergh, Helga Polzin. La proiezione, su invito, è introdotta da personalità vicine al fotografo e a seguire sarà offerto un cocktail da 10 Corso Como per celebrare la serata e la chiusura della sesta edizione del Festival.
Come da tradizione, la giuria internazionale, chiamata a valutare i fashion film in concorso, è costituita da esponenti di spicco del mondo della moda, del cinema e dell’arte. Insieme al Presidente della giuria Giorgio Armani, i membri sono Cass Bird, fotografa; Oskar Metsavaht fondatore del marchio brasiliano Osklen; Waris Dirie, top model e attivista per i diritti umani; Ezra Petronio, fondatore e Creative Director di Petronio Associates, Editor-in-Chief di Self Service e fotografo; Cristiana Capotondi, attrice, ideatrice e produttrice di Fuoricinema; Vicente Todolì, Direttore Artistico di Pirelli HangarBicocca; Angelo Flaccavento; Fashion Critic; Sissy Vian, Fashion Editor-at-Large di Vogue Japan
Tutti possono accedere gratuitamente a tutte le proiezioni.
Il trend più forte per le sneakers 2019 ? Il bianco. Bianco e colore, bianco e nero, bianco e stampe oppure graffiti, bianco immacolato o un più morbido panna , ma bianco. Le suole a carrarmato, sempre più presenti anche in quelle che un tempo erano le “ scarpe da tempo libero o ginnastica “ sono solo all’inizio del loro exploit, ma sono candidate ad essere le protagoniste del prossimo inverno. I metalli, oro , argento o bronzo che siano, sono un must irrinunciabile, preannunciano una stagione invernale dove paillettes, lurex e bagliori metallici fanno la parte del leone su abiti e accessori. E vi pare che possa esistere un’estate senza colore ? Dai teneri pastelli ai colori evidenziatore, impossibile farne a meno. Detto questo, personalmente credo nel ritorno della semplicità, del grande classico, delle sneaker passate indenni nella storia, come tutto quello che ha classe. La passpartout. La tempo libero per definizione. Per storia. Per elezione. E allora parliamo delle gloriose Superga, le prime sneakers italiane, nate nel 1929 nell’azienda torinese che ne ha vendute milioni di esemplari, a partire da quella prima, classicissima e insuperata eleganza fatta di tela e gomma vulcanizzata che spopolò da subito su tutti i campi da tennis e divenne LA scarpa da tennis. E le All Star Chuck Taylor? Ideate nel lontano 1923 dall’omonimo Chuck, giocatore professionista di pallacanestro, le conosciamo tutti. Tutti ne abbiamo avuta almeno una. Dai top manager alle rockstar, le Converse All Star Chuck Taylor sono le tela e gomma più famose al mondo. Si calcola che ne siano state vendute, ad oggi, più di 800 milioni di paia. Fa impressione vero? E dire che in quasi cento anni, sono rimaste fedeli all’originale, declinate in una sconfinata gamma di colori e stampe, rieditate in speciali capsule in collaborazione con designer e brand super fashion, ma mantenendo quell’inconfondibile “impronta “. E le leggere, semplicissime scarpette di cotone con la punta in gomma bianca., un cult parigino, le Bensimon, scarpe famose per aver calzato i piedi di icone internazionali come Jane Birkin, Brigitte Bardot, Claudia Schiffer e Julia Roberts, un mito glamour e funzionale: perché semplici e sofisticate, lussuose e accessibili, trendy e basic, vintage e fresche, umili ma leggendarie, ultrafrancesi ma anche ultrainternazionali, un must-have nel guardaroba di ogni fashion addicts. E per finire con i modelli che hanno segnato la storia, un’altra “ nonna” evergreen: la Stan Smith Adidas. Anche qui, l’origine della mitica, è dovuta al mondo del tennis, precisamente all’incontro di Adolf Dassler, fondatore di Adidas, con l’atleta americano che ai tempi dominava la scena internazionale del tennis ( si parla del 1973 ) La Stan Smith si trasformò presto in un oggetto cult di lifestyle con più di 30 milioni di paia vendute nel mondo sino a oggi. Simbolo di appartenenza stilistica dalle più diverse sottoculture giovanili degli ultimi decenni, dagli skater ai rappresentanti più in vista del movimento hip-hop. Icone senza tempo, si sono declinate in innumerevoli varianti e special edition. Per chiudere questa lunga parentesi su quattro icone della storia sneakers, una dichiarazione di Miuccia Prada dopo la sfilata della collezione Cruise di New York che non c’entra con le sneackers ma con una filosofia di pensiero: «Questa semplicità del vestire è la mia protesta contro il caos e, insieme, il tentativo di capirlo e forse migliorarlo». Si chiama stile. Infine, tornando a noi, come non parlare dell’evoluzione dei materiali ecosostenibili anche per le scarpe, che finalmente non hanno niente da invidiare alle altre, in fatto di design. E’ di Womsh la vegan l’innovativa sneaker fatta con il 50% di scarti di mela e poliuretano e, oltre alla ricerca eco sostenibile, Womsh partecipa attivamente alla tutela dell’ambiente insieme a Treedom, grazie a cui è possibile piantare alberi e seguirne la crescita online, finanziando direttamente i contadini locali. Un altro importante marchio all’avanguardia della ricerca eco, è Veja, che con Blue de Paname, propone una collezione unisex dallo stile retro – running, realizzata con un tessuto tecnico fatto al 70 % con cotone organico e al 30% con plastica riciclata e altra new entry, la linea Lemaire, in cotone organico, agroecologico ed equo solidale.
Arte e street art, street art e skateboard. Non è uno strano parallelo, l’arte viene molto spesso dalla strada, e a celebrarne lo stretto connubio, ci ha pensato The Skateroom, un progetto/associazione culturale di Bruxelles che con una parte del ricavato finanzia ONG in giro per il mondo, comeSkateistan, che si occupa di creare “skate camp” per sostenere progetti sociali dedicati a bambini e ragazzi fra i 5 e i 17 anni nelle aree a rischio, in particolare Afghanistan, Cambogia e Sud Africa. Grandi nomi dell’arte, della fotografia, e illustratori di fama internazionale hanno collaborato e collaborano al progetto: Araki, Paul McCarthy, Jeremyville, Jean Jullien, Steven Harrington, l’Estate di Jean-Michel Basquiat, la fondazione Andy Warhol, quella di Robert Rauschenberg, la Fondation Magritte, per citarne alcuni. Skateboard d’autore che possono essere una forma di collezionismo, le tavole firmate da ROA, James Jean o a KAWS, decorate per la Supreme, oggi sono valutate intorno ai 6.000 dollari, e infatti i deck ancora privi di ruote, si possono appendere in casa come autentiche opere d’arte. Dicono alla Skateroom: “Collaboriamo con artisti contemporanei per creare edizioni di opere d’arte sul ‘medium’ skateboard. Queste opere in edizione limitata sono pensate per essere appese a una parete, proprio come dipinti. Ma chi lo desidera può tranquillamente utilizzarle per lo skateboarding – spiega l’azienda -. Continuiamo a esplorare e spingere i confini dell’arte dello skateboard rilasciando edizioni artistiche uniche e da collezione”. Skateboard artistici proposti ad un prezzo accessibile per rendere l’arte disponibile al grande pubblico. Arte e strada, arte e vita. Attualmente – conclude Skateroom – il programma ha raggiunto oltre 1.500 giovani a rischio, tra i 5 ei 17 anni, ogni settimana nelle loro scuole in tutto il mondo”.
“Our collective future depends upon business ideas becoming a means for building, financing and implementing solutions to the globe’s most pressing problems.”
Spark in progress è la nuova campagna di Converse dedicata alla new generation della community creativa di Londra, una dichiarazione di impegno per aiutarli a raggiungere i loro obiettivi. Il film documenta processo creativo , ambizioni, tensioni, prove e successi di cinque ragazze: Ama Lou, cantante , autrice e regista da North London; Paria Farzaneh, basata a Londra ma di origini iraniane, menswear designer; Lava La Rue , cantante, skater e artista da West London; RAYE, cantante e autrice, di South London, e Feng Chen Wang, menswear designer. Spark in progress è la nuova campagna di Converse dedicata alla nuova generazione della community creativa di Londra, una dichiarazione di impegno per aiutarli a raggiungere i loro obiettivi, supportando i loro progressi cerativi con un forte storytelling. Un account instagram ufficiale @converse_london e una pagina che sarà la piattaforma che ospiterà le storie di chi vorrà collaborare, www.Converse.com/London, mostreranno il lavoro che giovani progress-maker della città stanno creando con il marchio. Una bella idea che sarebbe fantastico se si estendesse anche ad altri Paesi.
Occhiali Collezione Eyewear VALENTINO, ciondolo bulldog in argento e smalto della collezione Et Voilà Animalier di CHANTECLER, sneackers ” New Warriors” CONVERSE x Undercover disponibile nelle colorazioni nera ed egret dal 16 marzo
Tirando le somme delle proposte dalle passerelle parigine, si nota un incremento del colore, dal color block di Issey Miyake, a Balenciaga, ai rossi di Dior, al fucsia di Chanel, fino al giallo ancora forte un po’ ovunque, dallo street alla scena couture anni 60 di Valentino. Del quadrettato, che sia madras o tipo giaccone canadese, pare non se ne possa più fare a meno, nemmeno da Dior.. rimane stabile anche il vinil / vernice sia di giorno che di sera. Lo stile militare, altro grande evergreen, fa la sua comparsa anche nella collezione di Miu Miu con un camouflage che va dai pantaloni sotto al ginocchio alla mantella , e fiori tutt’altro che invernali sbocciano anche sul piumino di Dries Van Noten, come a ricordarci che anche l’inverno più lungo eterno non è, anche se a dire il vero se ne vede sempre meno di inverno, “grazie” al surriscaldamento globale, e allora Ann Demeulemeester ci propone fluttuanti caftani di seta rossi e Andreas Kronthaler sfila teneri vestitini stampati a minuscoli fiori provenzali. In un mondo dove inverno e estate quasi quasi coesistono, ravvicinati da voli low coast sempre più allettanti e incuranti dei problemi dell’ambiente, le stagionalità sono in rapida diminuzione. Auguriamoci non troppo rapida.
Essere libere di mettersi qualsiasi cosa, di scatenare il potere di esprimere se stesse, con libertà e, sarebbe meglio, con stile. Il nostro. Questo il messaggio sempre più forte e chiaro, su qualsiasi passerella. Ormai non ci sono più dubbi, siamo finalmente libere dai dogmi , il “ quest’anno si usa” non si usa più e dalla rivoluzione dell’essere, nata prima nelle strade, come tutte le rivoluzioni, tante immagini di donna sfilano, sempre più diverse, sulle passerelle delle capitali della moda. Possiamo dire che ci sono dei “trend” un po’ più forti di altri, e a volte, alcuni dettati dagli accadimenti sociali, ai quali i designers si ispirano mandando messaggi subliminali attraverso gli show, ma questo è spettacolo. Il concetto in realtà, è che la via è segnata, e la scelta di chi essere e come esprimerlo, sempre più nostra.
Di Moncler Genius avevamo già parlato un anno fa, quando il brand capitanato da Remo Ruffini esordiva con un concetto rivoluzionario di capsule collection “edited by” che si affiancano alla collezioni stagionali. Quest’anno i nuovi creativi che si aggregano alla squadra già messa insieme per il 2018 sono i designer Richard Quinn, Matthew, Williams di 1017 ALYX 9SM, Veronica Leoni e Sergio Zambon che condividono la guida di Moncler 1952 e si aggiungono a Pierpaolo Piccioli & Liya Kebede, Sandro Mandrino per Moncler Grenoble, Simone Rocha, Craig Green, Fragment Hiroshi Fujiwara, Palm Angels Francesco Ragazzi e Poldo Dog Couture. Il progetto Genius si stacca dal concetto di stagionale, puntando su mini collezioni mensili firmate da designer diversi, il che aumenta l’’hype dietro a ogni release e accontenta gusti e pubblico diversi. One house different voices é il claim che del progetto che il marchio definisce di “approccio curatoriale”. E’ la prima volta che nella moda si usa il termine “curare” , preso dal mondo della cultura tradizionale ( di solito si cura una pubblicazione editoriale o una mostra in un museo o in una galleria ). Per questa mostra-evento è stato inaugurato il Moncler Genius building: la casa Genius, realizzata negli ex Magazzini Raccordati in zona Ferrante Aporti a Milano, un’ area che “rivede la luce” per la prima volta dopo 60 anni di chiusura e che è parte di un piano di riqualificazione dell’area del comune di Milano, un tempo utilizzata per lo stoccaggio di merci. Un prato di fiori in stile pop-art è la scenografia della capsule disegnata dall’ inglese Richard Quinn, con un mix di capispalla, tute stampate, pumps e stivali imbottiti sopra al ginocchio.Da Pierpaolo Piccioli i piumini in nylon laqué sono una ricerca tra equilibrio e dimensione onirica. Sembra una festa hippie anni ’70 il tunnel che ospita la collezione di Sandro Mandrino per Moncler Grenoble: un’installazione realizzata in collaborazione con l’artista islandese Hrafnhildur Arnardóttir conosciuta come Shoplifter che, a partire da maggio, sarà esposta alla Biennale di Venezia nel padiglione dell’Islanda. Tecnicità dello ski-wear unita a tye and dye e patchwork dal sapore artigianale. Da Simon Rocha, un romantico bosco di betulle bianche per forme voluminose e romantiche. coperte che si trasformano in cappe e capi in tessuto sangallo. Spazio e architettura sono fondamentali per Craig Green, che ha improntato tutta la collezione sulla trasformabilità. Ogni capo è ripiegabile, modulabile, deve poter essere trasportato occupando meno spazio possibile. Matthew Williams noto per il particolare utilizzo di hardware, unisce il gusto metropolitano e industriale in 1017 ALYX 9SM, per capispalla tinti in capo e accessori hi-impact come i sacchi a pelo.
Maison Margiela Reality Inverse è una conversazione visiva tra il direttore creativo John Galliano e il fotografo Nick Knight, e segna un nuovo capitolo nel linguaggio di Margiela, riprendendo i codici stabiliti dalla maison attraverso le più recenti collezioni. Premessa del progetto, uno studio dei valori dell’era tecnologica. Riconoscendo il nostro tempo come una nuova epoca di decadenza, John Galliano ritrae la sovrasaturazione di una presenza rappresentata attraverso una grafica generata al computer tra reale e virtuale . Girato con una lente invertita ad effetto negativo per una sovversiva rappresentazione tridimensionale del familiare. La colonna sonora, curata da Jeremy Healy, riprende In Dreams di Roy Orbison, protagonista la modella Duckie Thot . Lo short è stato montato sia in versione standard che in una versione con visione a 360 gradi che permette allo spettatore di spostarsi attraverso l’immagine in movimento cliccando sul mouse, creando un reale – e irreale – interazione fisica.
Vivienne Westwood. Icona del punk inglese, stilista, attivista in difesa dell’ambiente. E’ in uscita nei giorni della settimana della moda, dal 18 al 20 febbraio, quindi tra pochi giorni, il doc diretto da Lorna Tucker che racconta la vita fuori dagli schemi a partire dagli inizi, durissimi di una delle icone più autentiche del nostro tempo, la storia di una donna eccezionale, che ha condotto una vita straordinaria, vissuta anche in momenti di grandi cambiamenti della storia contemporanea, che ha lottato per mantenere l’integrità del suo brand, dei suoi principi. Di umili origini, scappata di casa a 15 anni, arrivò a Londra negli anni 60, nel pieno dello splendore “Swinging”, tra le minigonne di Mary Quant e i colori e i sogni di Carnaby Street. L’incontro con Malcolm McLaren, impresario e manager dei Sex Pistols, il gruppo punk più rappresentativo del periodo e del movimento, ha segnato l’inizio della sua ascesa con il negozio di abbigliamento al n. 430 di King’s Road, che lanciò il genere punk, una cultura popolare rivoluzionaria e la carriera dei due: Let it Rock diventa Too Fast to Live Too Young to Die, Sex poi The Seditionaries. Nascono i Sex Pistols, ideati da McLaren, la Westwood è autrice delle parole di alcune canzoni, ma soprattutto della famosa maglietta strappata con la scritta Destroy indossata da Rotten, ora conservata al Victoria & Albert Museum. Dopo le spille sugli abiti, e con lo scioglimento dei Sex Pistols, McLaren e la Westwood portano sul catwalk la collezione Pirate . E’ il 1981 e il mondo della moda incomincia ad accorgersi del talento di questa ex punk- rocker. Nell’82 la coppia si separa e la Westwood, porta avanti da sola il marchio che prende il suo nome facendo fronte a situazioni finanziarie difficili e frustranti, creando la sua moda dal niente. “Non aveva soldi, non aveva sponsor – racconta la regista Lorna Tucker – realizzava gli abiti sul tavolo della cucina, di notte. Per anni, agli incontri con i professionisti, hanno riso di lei. Nonostante questo, è riuscita a emergere come un’icona culturale inglese e un fenomeno nel mondo del fashion. La sua energia contagiosa di è sempre divisa tra l’amore per il suo lavoro e l’impegno civile contro le guerre, le battaglie per i diritti e da sette anni, sempre più per l’ambiente, fondando Climate Revolution e recandosi, tra le altre cose, anche al Circolo Polare Artico per la missione di sensibilizzazione di Greenpeace verso i pericoli del cambiamento climatico. Ovviamente è stata tra le prime ad applicare i principi di sostenibilità ambientale alla sua azienda. Un ritratto intenso e toccante questo documentario, su una donna controcorrente e sempre profondamente radicata ai suoi valori che attraversando cinquant’anni di storia del costume inglese, di grande impatto culturale e rivoluzionario, che è diventata un’icona della moda e un modello di riferimento di più di una generazione. Si parla più di moda e un po’ meno di ambiente, come la Westwood avrebbe preferito, in questo documentario dove ci sono i racconti di tante persone ( ci sono anche i ricordi di Kate Moss (“le sue sfilate erano oltraggiose”) e Naomi Campbell (“era la nostra regina”). ” ma quello che emerge, su tutto, ( e come dubitarne? ) è la sua esplosiva personalità, a quasi 78 anni la sua inesauribile energia , e un messaggio : se vuoi fare qualcosa, fallo, e non mollare mai.
E’ vero, ancora non ne siamo fuori, dall’inverno, ma a febbraio le giornate sono già sensibilmente più chiare, la luce ci porta in vista della primavera e viene un’umanissima voglia di qualcosa di nuovo da mettersi. Qui una carrellata di “pezzi da novanta “, quelli che si potrebbero definire “must”. Dagli occhiali a goccia di Gucci, o quelli fiammanti di Prada, ai sandali di Off White, agli scarponcini di tela di Adidas by Raf Simons, o la psichedelic pop t-shirt di Etro, ispiriamoci e lasciamoci sedurre.
E’ in vendita la nuova capsule collection di H & M dal mood sporty chic e dall’anima no gender che unisce cura e design. Eytys, iconico brand svedese basato a Stoccolma, universalmente conosciuto per le scarpe no gender dalla suola spessa in rilievo, e per i capi essenziali realizzati in modo impeccabile, ha disegnato per H&M una linea completa dal fit squadrato che minimizza ogni differenza di genere, una capsule che va dalle sneakers (con l’iconica suola caratteristica di Eytys ) alle t-shirt, dai giubbini cool alle felpe, il tutto caratterizzato da linee unisex e da materiali all’avanguardia. Al bianco, nero e giallo, si aggiunge la stampa pitonata, le frasi humor e il non-tessuto simil pelle verniciato e lucido. “Con questa collaborazione speriamo di far conoscere anche ai clienti di H&M la nostra filosofia di una moda resistente ed essenziale, in cui la funzionalità diventa il punto di forza e la distinzione di genere è sempre meno evidente” – ha dichiarato Max Schiller, Creative Director di Eytys, e aggiunge – ” La collezione si basa sulle proporzioni, con silhouette unisex dai tratti unici e dalle linee morbide, e con scarpe massicce dal design architettonico. Questa è l’idea di look gender-free per Eytys, ovvero uno stile che promuova l’integrità, il modo di essere e la sicurezza in se stessi”. Tutti i capi della collezione Eytys x H&M sono facilmente abbinabili, senza alcun vincolo di età, genere o stile. Ogni paio di scarpe, è venduto in una scatola personalizzata con un disegno dell’artista Zoe Barcza.